Nel rispetto dei diritti della persona indagata, della presunzione di innocenza e della necessaria verifica dibattimentale, per quanto risulta allo stato attuale, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio, si comunica quanto segue. La Polizia di Stato...
Un episodio di quotidiana correttezza ha ricordato alla comunità di Policoro che l’onestà è ancora un valore vivo e concreto. Nella mattinata di mercoledì 16 ottobre, in piazza Ripoli, Vincenzo Genovese, delegato per la provincia di Matera della Fondazione Internazionale Papa Clemente XI Albani, ha notato alcune banconote cadute a terra. Intuendo che potessero appartenere a qualcuno che le aveva smarrite, ha avuto la prontezza e la sensibilità di individuare la persona e di restituirle il denaro con discrezione.
Genovese ha raccontato di aver pensato che quei soldi potessero essere importanti, forse necessari, per chi li aveva persi. Ha spiegato che l’onestà e la sensibilità non nascono da un giorno all’altro, ma sono il risultato di un percorso di vita iniziato nel 1982, anno in cui ha cominciato la sua attività al servizio della gente. Da allora si è sempre dedicato con costanza e passione al volontariato, partecipando ad attività di assistenza e soccorso in diverse regioni italiane, dalla Calabria all’Emilia-Romagna durante il terremoto, e offrendo il proprio contributo in molte iniziative di solidarietà.
Da pensionato, ormai da qualche anno, continua a impegnarsi nel sociale con la stessa dedizione di sempre, mettendo a disposizione il suo tempo e la sua esperienza. Opera come delegato della Fondazione Internazionale Papa Clemente XI Albani per la provincia di Matera, come responsabile del Tribunale dei Diritti del Malato di Policoro e come direttore dei corsi dell’Unitre, l’Università delle Tre Età di Nova Siri, mantenendo vivo quel legame con la comunità che lo accompagna da oltre quarant’anni.
Per Vincenzo Genovese, il gesto di restituire quel denaro non rappresenta nulla di eccezionale, ma semplicemente un modo naturale di essere. Non si tratta di un vanto, ma di un fatto che lui stesso considera normale, come avrebbe fatto – ne è convinto – qualsiasi altra persona con sani principi. Tuttavia, ciò che fa riflettere è la reazione di molti, soprattutto dei più giovani, che ascoltando l’episodio hanno commentato in tono scherzoso: “Quanto sei stato fesso, io me li sarei tenuti”. Parole pronunciate con leggerezza, ma che aprono una finestra sul modo in cui la società, e in particolare le nuove generazioni, percepiscono oggi il valore dell’onestà.
Essere a contatto quotidiano con la gente permette a Genovese di osservare quanto ci sia bisogno di recuperare questi valori, non per nostalgia, ma per costruire un futuro più giusto e solidale. E proprio per questo, piccoli gesti come quello di piazza Ripoli possono diventare grandi esempi: semplici, ma capaci di seminare riflessione e speranza.

