Balvano è il paese simbolo della devastazione del terremoto del 23 novembre 1980. Oggi, come ogni anno, la comunità si ferma per ricordare le vittime di quella tragica notte. La giornata di commemorazione inizia con una messa solenne nella chiesa ricostruita di Santa...
Avete mai provato a fare una meditazione sulla vita?
Avete mai riflettuto che la nostra vita è come un fiume?
Proviamo a farla insieme questa riflessione con una poesia di Jorge Manrique.
Jorge Manrique è tra i più grandi poeti castigliani dell’ultima parte dell’Edad Media spagnola: la sua data di nascita precisa è ignota, ma si ritiene che nasca intorno alla metà del XV secolo in una famiglia dell’alta nobiltà che vantava molti poeti fra i suoi membri.
Riceve un’elevata educazione umanistica ed entra a far parte di un ordine monastico-militare.
Sostiene Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona nella guerra di successione, nella quale combatte in prima linea e perde la vita a soli 39 anni. Per questo motivo, la sua produzione letteraria non è vastissima, ma è comunque passata alla storia: è costituita da componimenti poetici di tipo amoroso, satirico e morale.
La poesia che vi propongo è la seguente:
Son le nostre vite i fiumi
che vanno a dare nel mare
che è il morire;
là sboccano i poderosi
difilato a terminare
e a sparire;
là vanno i fiumi copiosi,
là gli altri fiumi, mezzani
e più piccoli;
e sfociati, sono uguali
quanti delle mani vivono
Ed i ricchi.
In questa poesia Jorge Manrique usa una delle sue numerose metafore per descrivere la vita: ogni vita è un fiume che scorre verso la morte, rappresentata dal mare, e anche se ci sono fiumi più grandi e fiumi più piccoli, cioè persone ricche o povere, piene di gloria o semplici, tutti finiscono nello stesso mare; in quel mare, non si distinguono più i grandi dai piccoli, la morte crea uguaglianza.
Avete notato anche che la poesia è una meditazione molto vera sulla vita, per me è il commento più vero alle parole di Gesù: “… A che giova …?”
Ogni fiume scorre verso il mare.
Ogni vita trascorre e va alla morte.
E nella prospettiva della morte, tutto è nulla più che inganno.
La vita stessa, forse, non è che un tenero sofferto incidente.
Nicola Incampo