Avete mai provato a fare una meditazione sulla vita?
Avete mai riflettuto che la nostra vita è come un fiume?
Proviamo a farla insieme questa riflessione con una poesia di Jorge Manrique.
Jorge Manrique è tra i più grandi poeti castigliani dell’ultima parte dell’Edad Media spagnola: la sua data di nascita precisa è ignota, ma si ritiene che nasca intorno alla metà del XV secolo in una famiglia dell’alta nobiltà che vantava molti poeti fra i suoi membri.
Riceve un’elevata educazione umanistica ed entra a far parte di un ordine monastico-militare.
Sostiene Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona nella guerra di successione, nella quale combatte in prima linea e perde la vita a soli 39 anni. Per questo motivo, la sua produzione letteraria non è vastissima, ma è comunque passata alla storia: è costituita da componimenti poetici di tipo amoroso, satirico e morale.
La poesia che vi propongo è la seguente:
Son le nostre vite i fiumi
che vanno a dare nel mare
che è il morire;
là sboccano i poderosi
difilato a terminare
e a sparire;
là vanno i fiumi copiosi,
là gli altri fiumi, mezzani
e più piccoli;
e sfociati, sono uguali
quanti delle mani vivono
Ed i ricchi.
In questa poesia Jorge Manrique usa una delle sue numerose metafore per descrivere la vita: ogni vita è un fiume che scorre verso la morte, rappresentata dal mare, e anche se ci sono fiumi più grandi e fiumi più piccoli, cioè persone ricche o povere, piene di gloria o semplici, tutti finiscono nello stesso mare; in quel mare, non si distinguono più i grandi dai piccoli, la morte crea uguaglianza.
Avete notato anche che la poesia è una meditazione molto vera sulla vita, per me è il commento più vero alle parole di Gesù: “… A che giova …?”
Ogni fiume scorre verso il mare.
Ogni vita trascorre e va alla morte.
E nella prospettiva della morte, tutto è nulla più che inganno.
La vita stessa, forse, non è che un tenero sofferto incidente.
Nicola Incampo