giovedì, 21 Novembre 2024

Il 25 novembre a Matera il Soroptimist Club della città dei Sassi, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della  violenza sulle Donne,  ospita la psicoterapeuta Maura Anfossi, autrice del saggio “Emozioni a colori”

Lunedì 25 novembre p.v. alle 17.30 nella Sala Laura Battista della Biblioteca provinciale di Matera (ingresso da via Roma), il Soroptimist Club Matera con il patrocinio dell'Associazione Italiana Donne Medico, nell'ambito della Giornata Internazionale per...

Ricordo che molti anni fa incontrai una persona, molto anziana, ma sicuramente molto viva e, come diremmo tutti, arzilla.

“Mio marito è morto più di dieci anni fa. Mio figlio ha lasciato la moglie e la figlia di circa vent’anni. Non so che fine abbiano fatto!

Mi hanno lasciato sola!”

Avete mai riflettuto che nella nostra società efficientissima, i vecchi sono messi in disparte, anzi chi non produce più è ignorato, lo si manda volentieri in un pensionato oppure sta a casa sua, ma naturalmente abbandonato.

È un modo d’agire disumano: non comprendiamo più che la presenza degli anziani in famiglia è educativa per giovani ed adulti.

Eppure l’anziano ha una grande importanza, dovrebbe vivere insieme ai figli, dovrebbe considerato, consultato, perché l’anziano trasmette la saggezza del passato.

Quando io ero piccolo ricordo che gli anziani vivevano in casa, nessuno si sognava di metterli in un pensionato.

Sapete quale è la differenza tra quei tempi lontani e oggi?

Prima l’educazione dei giovani avveniva in famiglia soprattutto i genitori e gli anziani. E poi a scuola. E poi in parrocchia.

Invece adesso l’educazione avviene soprattutto attraverso Facebook, una scuola spesso distratta e quegli incontri di giovani che sono per natura loro diseducativi, come ad esempio alcuni ritrovi.  

A volte ci lamentiamo dei giovani, ma è la nostra generazione che ha creato questo modo di vivere, dove c’è molto superfluo e manca l’essenziale, c’è molta tecnica e molto denaro, ma manca l’umanità.

Dobbiamo tutti ritornare al Vangelo, se vogliamo ritrovare un modo di vivere meno disumano del nostro.

Vorrei concludere questa riflessione con una nota che Cesare Pavese scrive ne “Il mestiere di vivere”:

“La massima sventura è la solitudine, tant’è vero che il supremo confronto, la religione, consiste nel trovare una compagnia che non inganna, Dio.

La preghiera è uno sfogo come un amico.

Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri”

Nicola Incampo

Responsabile dell’IRC e della Pastorale Scolastica della Conferenza Episcopale di Basilicata

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