Balvano è il paese simbolo della devastazione del terremoto del 23 novembre 1980. Oggi, come ogni anno, la comunità si ferma per ricordare le vittime di quella tragica notte. La giornata di commemorazione inizia con una messa solenne nella chiesa ricostruita di Santa...
Un giorno scrissi alla lavagna “Tradimento” ed invitai i ragazzi a riflettere sul sostantivo.
Tutti, ma proprio tutti intervennero per spiegare il termine e raccontare la loro esperienza.
Dopo aver ascoltato le loro riflessioni loro lessi una poesia di Teognide di Megara.
Teognide nacque probabilmente a Megara Nisea, nell’Attica, da famiglia aristocratica e, in seguito, ebbe ogni bene confiscato e dovette fuggire dalla patria in seguito alla vittoria politica della fazione democratica.
Si rifugiò, quindi, a Megara Iblea, colonia siciliana di Nisea, tornando poi nella terra natale ancora dilaniata dalle lotte interne.
Presso gli antichi godé fama di essere il migliore tra i poeti elegiaci, a tal punto che ogni produzione gnomica e sentenziosa di tal genere, qualora fosse di autore incerto, veniva attribuita a Teognide.
Riguardo alla cronologia non vi sono molti dati.
Le uniche notizie provengono dal Lessico Suda che lo ricorda nell’Olimpiade 59ª, da S.Girolamo e Cirillo per l’Olimpiade 58ª, da Cronichon Paschale per l’Olimpiade 57ª che testimoniano come l’acme di Teognide si collochi in quel periodo.
Oltre a questi pochi sono i dati, è quindi palese il motivo per cui non è possibile una risposta metodicamente valida al problema della cronologia teognidea. Possiamo, in definitiva, solo supporre che la sua vita sia collocata fra la fine del VI secolo a.C e la prima metà del V a.C.
La poesia è la seguente
M’eri amicissimo, eppure m’hai fatto sì male,
Né avevo colpa;
ma tu l’hai fatto per volontà cattiva.
In amicizia, niente fa male come il tradimento.
Immaginate: camminare insieme, cantare gli stessi canti e magari pregare le stesse preghiere.
O anche rimbalzarsi lealmente i desideri del cuore e raccontarsi i pensieri più delicati e i pensieri più sofferti.
Tutto questo no, non regge al tradimento.
È bello come il poeta ci fotografa la situazione: e se il tradimento sopravviene, la morte si distende, più che la morte fisica è una morte che si distende dentro di noi con una voce che non sa mentire.
Il tradimento fa male, come nessun’altra cosa.
E chi lo subisce sente che un verme si innesca, vorace, nel suo cuore.
Nicola Incampo