"Dobbiamo tornare a guardare l'alba e il tramonto con gli occhi della meraviglia prima che con gli occhi del giudizio". Lo ha affermato la psicologa e psicoterapeuta rogersiana Maura Anfossi, riferendosi al colore arancione, questa sera nella città dei Sassi nella...
Oggi viviamo in un tempo così veloce che l’attesa è più una povertà che una virtù.
La scrittrice francese Simone Weil ha così fotografato: “I beni più preziosi devono non essere conquistati, ma attesi”.
Quanto è vero.
Ai ragazzi a scuola leggevo sempre una dolce poesia indiana, intitolata “Aspetta!”.
La voglio proporre pure a voi.
No, non è in tuo potere far aprire il bocciolo; scuotilo, sbattilo,
non riusciresti ad aprirlo. Le tue mani lo guastano
ne strappi i petali e li getti nella polvere, ma non appare
nessun colore e nessun profumo
Ah! A te non è dato farlo fiorire
Colui invece che fa sbocciare il fiore, lavora semplicemente,
vi getta uno sguardo all’alba e la linfa della vita
scorre nelle vene del fiore.
Al suo alito il fiore dispiega lentamente i suoi petali
E si culla lentamente al soffio del vento.
Come un desiderio del cuore, il suo colore erompe,
e il suo profumo tradisce un dolce sogno.
Colui che fa sbocciare veramente il fiore lavora sempre solo
Semplicemente e silenziosamente”.
È verissimo: costringere un fiore a sbocciare con la forza è assurdo!
Forzare il tempo dello spirito è illusorio!
Avete mai riflettuto: solo Dio sa condurre a maturazione seguendo tempi e momenti.
A tal proposito San Giacomo scrive: “Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d’autunno e le piogge di primavera.”
Questo significa che bisogna rispettare i tempi di ognuno nella propria crescita, senza pretendere di comandare Dio.
Riflettete: Dio agisce segretamente ed in modo non appariscente, però il risultato è meraviglioso.
Sicuramente pure a voi verrà in mente la parabola di Gesù: “Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme nel terreno, e dorma e si alzi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia e cresce senza che egli sappia come. La terra da se stessa porta frutto: prima l’erba, poi la spiga, poi nella spiga il grano ben formato. Quando il frutto è maturo, subito il mietitore vi mette la falce perché l’ora della mietitura è venuta”.
Nicola Incampo
Responsabile Regionale per l’IRC e la Pastorale Scolastica della Conferenza Episcopale di Basilicata