giovedì, 26 Dicembre 2024

Definirlo carrozziere non rende l’idea perché il 25enne Antonio Figliuolo tratta con una cura quasi maniacale tutto ciò che arriva nella sua carrozzeria in via Francesco Panio 1 a Bernalda: che sia una bici, un’auto o una barca, uscirà come nuova.

“La mia carrozzeria non funziona come una catena di montaggio, come potrebbe accadere nelle grandi carrozzerie, però qui si trova la perfezione. – spiega – Questo è un mestiere un po’ particolare, è tutto un discorso visivo nel senso che tra la lavorazione di un’ammaccatura (che devi rifare perfettamente), la verniciatura e la lucidatura, se sei bravo e hai stoffa i clienti apprezzano e continuano a venire. Qui non si tratta di andare a fare il ritocco su una macchina che una persona utilizza per andare a lavorare, si tratta di riprodurre la stessa verniciatura, lo stesso colore dell’auto acquistata dalla concessionaria. Ho un sistema tintometrico con lo spettrofotometro dove non si utilizzano più le mazzette: è un macchinario che si posiziona sulla macchina e “legge” la vernice. Poi ci sono le varie gamme di trasparenti: quelli di bassa gamma alla fine sono acqua, con quelli di alta gamma riesci a fare tutto a specchio. Al momento ho parecchi clienti fidelizzati perché apprezzano la qualità del lavoro”.

Antonio la carrozzeria l’ha aperta quando aveva solo vent’anni, la sua è una passione che lo accompagna fin da bambino. All’inizio del terzo anno di Geometra scelse di lasciare la scuola per poter lavorare: “Mi sono dato da fare seguendo vari corsi e ottenendo abilitazioni. Poi, per via di uno screzio con il mio datore di lavoro, decisi di mettermi in proprio. Mi sono diplomato e ho intrapreso questa attività con sacrifici, completamente solo, non sono stato aiutato da nessuno né ho preso agevolazioni dallo Stato. Per fortuna ho lavorato anche in piena pandemia, avevo parecchi arretrati. Faccio di tutto di più, anche restauri particolari con verniciatura a specchio”.

Unica nota dolente la ricerca, tuttora vana, di un carrozziere che possa affiancarlo: “I ragazzi al giorno d’oggi non hanno voglia di lavorare. Vengono, stanno un po’ ma poi dicono che non è un lavoro che fa per loro, nonostante siano pagati”.

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