Balvano è il paese simbolo della devastazione del terremoto del 23 novembre 1980. Oggi, come ogni anno, la comunità si ferma per ricordare le vittime di quella tragica notte. La giornata di commemorazione inizia con una messa solenne nella chiesa ricostruita di Santa...
Oggi vorrei fare una riflessione sul “Dolore” e la vorrei fare con una bella poesia, o meglio una preghiera, di Amando Nervo.
Amado Nervo, pseudonimo di Juan Crisóstomo Ruiz de Nervo, nato il 27 agosto 1870 e morto il 24 maggio 1919, uno dei massimi esponenti del modernismo.
La sua carriera di studi incominciò a Tepic per le scuole primarie; all’età di nove anni, frequentò una scuola religiosa cattolica, entrò nel seminario di Zamora (Michoacán), dove studiò, tra le altre materie, il latino.
n seguito decise di studiare legge per un biennio ma, a causa di motivi economici, dovette rientrare temporaneamente a Tepic, prima di trasferirsi a Mazatlán, dove esordì nel giornalismo.
La sua vastissima opera letteraria comprende poesie, romanzi, racconti, cronache, saggi critici, poemi in prosa e un’opera di teatro.
Nel 1900 fu inviato a Parigi, corrispondente de Il Mondo, anche se si trovò presto in difficoltà economiche a causa del suo licenziamento; in compenso incontrò, il 31 agosto 1901, la sua compagna di vita, Ana Cecilia Luisa Dailliez, che morì il 7 gennaio 1912, alla quale dedicò un libro di versi disperati, ma molto eruditi: L’Amata Immobile (El Amata Inmóvil, 1920).
In Spagna scrisse molti dei suoi migliori libri poetici, tra i quali si possono menzionare A Voce Bassa (En voz baja, 1909).
La poesia è la seguente
Io t’offro, o mio Signore, il mio dolore.
È tutto ciò che mi lasciò la sorte.
Tu mi desti un amore, un solo amore,
un grande amore. Lo rubò la morte:
e non mi resta altro che il mio dolore.
Accettalo, Signore.
È tutto ciò che mi lasciò la morte.
Se notare è una preghiera amara, ma essenziale, ma soprattutto non è ribelle.
Anzi se riflettete è una preghiera ricca di suggerimenti e di sollecitazioni.
È densa del vigore mai arreso del limite umano, limite invalicabile e invincibile.
Ho sentito dire molto spesso: “L’amore giustifica la vita”, l’autore ne è veramente convinto.
Avete mai riflettuto che l’uomo comincia a vivere quando sa di amare, quando sa di essere amato.
Nell’amore è vinta la solitudine.
Accade, però, cha la morte s’insinui e disgreghi.
E allora non rimane che il dolore.
Non rimane che il dolore e la preghiera, il dolore che si fa preghiera e che si misura così con il mistero di Dio, cioè col mistero della redenzione e risurrezione.
Ecco perchè nel dolore c’è il desiderio del silenzio.
È il desiderio di attraversa il mistero.
Nicola Incampo