Oggi vorrei fare una riflessione sul “Dolore” e la vorrei fare con una bella poesia, o meglio una preghiera, di Amando Nervo.
Amado Nervo, pseudonimo di Juan Crisóstomo Ruiz de Nervo, nato il 27 agosto 1870 e morto il 24 maggio 1919, uno dei massimi esponenti del modernismo.
La sua carriera di studi incominciò a Tepic per le scuole primarie; all’età di nove anni, frequentò una scuola religiosa cattolica, entrò nel seminario di Zamora (Michoacán), dove studiò, tra le altre materie, il latino.
n seguito decise di studiare legge per un biennio ma, a causa di motivi economici, dovette rientrare temporaneamente a Tepic, prima di trasferirsi a Mazatlán, dove esordì nel giornalismo.
La sua vastissima opera letteraria comprende poesie, romanzi, racconti, cronache, saggi critici, poemi in prosa e un’opera di teatro.
Nel 1900 fu inviato a Parigi, corrispondente de Il Mondo, anche se si trovò presto in difficoltà economiche a causa del suo licenziamento; in compenso incontrò, il 31 agosto 1901, la sua compagna di vita, Ana Cecilia Luisa Dailliez, che morì il 7 gennaio 1912, alla quale dedicò un libro di versi disperati, ma molto eruditi: L’Amata Immobile (El Amata Inmóvil, 1920).
In Spagna scrisse molti dei suoi migliori libri poetici, tra i quali si possono menzionare A Voce Bassa (En voz baja, 1909).
La poesia è la seguente
Io t’offro, o mio Signore, il mio dolore.
È tutto ciò che mi lasciò la sorte.
Tu mi desti un amore, un solo amore,
un grande amore. Lo rubò la morte:
e non mi resta altro che il mio dolore.
Accettalo, Signore.
È tutto ciò che mi lasciò la morte.
Se notare è una preghiera amara, ma essenziale, ma soprattutto non è ribelle.
Anzi se riflettete è una preghiera ricca di suggerimenti e di sollecitazioni.
È densa del vigore mai arreso del limite umano, limite invalicabile e invincibile.
Ho sentito dire molto spesso: “L’amore giustifica la vita”, l’autore ne è veramente convinto.
Avete mai riflettuto che l’uomo comincia a vivere quando sa di amare, quando sa di essere amato.
Nell’amore è vinta la solitudine.
Accade, però, cha la morte s’insinui e disgreghi.
E allora non rimane che il dolore.
Non rimane che il dolore e la preghiera, il dolore che si fa preghiera e che si misura così con il mistero di Dio, cioè col mistero della redenzione e risurrezione.
Ecco perchè nel dolore c’è il desiderio del silenzio.
È il desiderio di attraversa il mistero.
Nicola Incampo