Pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata da mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo di Matera-Irsina e Vescovo di Tricarico, durante la Messa del giorno di Natale: Carissimi, oggi, in questa magnifica Basilica Cattedrale, siamo entrati nella grotta di...
Con “Futurismo Italiano. Il contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del Movimento”, dal 20 ottobre ’23 al 10 gennaio ‘24 al Museo Nazionale di Matera, ad essere riletto e valorizzato è il ruolo avuto dal Mezzogiorno nella diffusione ed elaborazione del Futurismo italiano specialmente a partire dai primi anni Venti. “Una rilettura che vuole riprendere – evidenzia la direttrice del Nazionale, Anna Maria Mauro, – il discorso dell’Italia, dalla Campania e dall’Abruzzo in giù e fino alle isole maggiori, come il più grande “luogo” del Futurismo. Luogo animato non solo dai futuristi nati e vissuti nel Mezzogiorno, ma anche da tutti i futuristi italiani che negli eventi e manifestazioni svoltesi nel Mezzogiorno parteciparono attivamente da protagonisti, comprimari e attori”.
La mostra, curata da Massimo Duranti con la collaborazione di Andrea Baffoni, Antonella Pesola, Anna Maria Mauro, Daniele Ferrara, Chiara Matteazzi, che ne costituiscono il Comitato scientifico, è congiuntamente promossa dal Museo Nazionale di Matera, Direzione regionale Musei Basilicata e dalla Direzione regionale Musei del Veneto – Museo Nazionale collezione Salce del Ministero della Cultura. Una seconda esposizione è contestualmente allestita al Museo Salce di Treviso intorno al tema del “Futurismo di carta”.
Ad essere proposti nella grande mostra al Nazionale di Matera sono più di 130 dipinti, sculture, disegni, provenienti da musei pubblici, fondazioni, archivi, italiani e stranieri, oltre che da collezioni private. Completano il percorso documenti d’archivio editi e inediti provenienti da diverse istituzioni. Dal Museo nazionale Collezione Salce giungono in mostra ben 25 manifesti futuristi, a confermare la collaborazione tra le due Direzioni Regionali, quella Lucana e quella Veneta, intorno al progetto “Futurismi”.
“Quanto agli artisti, annota il curatore Massimo Duranti, accanto ai nomi dei protagonisti: Boccioni, nativo della Calabria, Balla, Severini, Carrà, Depero, Prampolini, Dottori, Benedetta, ci sono anche quelli di personaggi meno noti ma non meno significativi a livello regionale come i lucani Raffaele Rossi e Osvaldo Faiola e poi Guglielmo Roherssen, Bologna, Castellana ecc. Specificatamente per quanto attiene agli aeropittori, saranno presenti opere di numerosi futuristi le cui peculiarità furono declinate da Marinetti stesso nel 1939. Prampolini e Crali inseriti nella “Aeropittura stratosferica cosmica biochimica”; Fillia e Diulgheroff nell’ “Aeropittura essenziale, mistica ascensionale simbolica; Dottori, Benedetta, Bruschetti, Peruzzi, Tano e Angelucci, Cominazzini in quella trasfiguratrice lirica spaziale; Tato nella “sintetica e documentaria”. Opere di Dottori, Fillia e Bruschetti rappresentano l’Arte Sacra Futurista, codificata dal manifesto del 1931. Oltre all’Aeropittura, negli sviluppi futuristi si manifesta la tendenza meccanicistica che viene rappresentata da opere di Depero. Pannaggi e Prampolini manifesteranno l’idealismo cosmico, presupposto dell’astrattismo. Particolare attenzione è riservata in mostra, guardando specificatamente al Meridione, ai “Circumvisionisti”, il gruppo dei futuristi campani attivi già dal 1914: pittori, poeti paroliberi, scrittori e intellettuali che animarono la presenza futurista a Capri e Napoli. Vengono così presentate opere dei fratelli Francesco e Pasqualino Cangiullo, Buccafusca, Cocchia, Peirce, Lepore, Maino protagonisti di un percorso culturale che dal Futurismo giunge al teatro napoletano di Antonio De Curtis. Un focus è riservato al contributo al Futurismo della Basilicata/Lucania: ad essere esposte sono due rarissime opere di Joseph Stella, nativo di Muro Lucano, ma trasferitosi a 19 anni negli States, definito “il primo futurista d’America”.
“In mostra – evidenzia il curatore professor Duranti – nell’ambito degli esiti della “Ricostruzione futurista dell’Universo”, proponiamo il manifesto del 1915 firmato da Giacomo Balla e Fortunato Depero che segna la continuità e l’evoluzione della prima stagione “eroica” del Futurismo. Manifesto che teorizzava l’interesse di movimento per ogni forma di espressività e dunque letteratura, poesia, cinema, teatro, musica, arredo, cucina. Una sezione della mostra è dedicata alle arti applicate: mobili, arazzi, abiti, maioliche. Importante la presenza dell’Intonarumori di Russolo, nella ricostruzione del prof. Pietro Verardo che ripropone sonoramente l’invenzione del futurista in materia di musica-non musica. Accanto a questo apparato e sempre in materia musicale, vengono esposti gli spartiti, conservati al Conservatorio di musica di Campobasso, di Nuccio Fiorda. Interessante l’esposizione di manifesti d’epoca della famosa Collezione Salce di Treviso tra i quali un gruppo di ispirati al dinamismo e alla velocità, alcuni firmati da futuristi. Fra i documenti, si possono consultare rare lettere dei futuristi dove si parla delle mostre e delle condizioni del Futurismo nel Mezzogiorno come quelle di Dottori, inedite, a Peirce . Sono anche presenti documenti, tra cui la rara prima edizione condensata del Manifesto del Futurismo uscita su “Il Pungolo” di Napoli il 6 febbraio 1909, quindici giorni prima, dunque, dell’uscita ufficiale della versione completa su “Le Figaro”.
In copertina: Ambrosi, Seconda squadra atlantica su New York, 1933, olio su tavola