giovedì, 21 Novembre 2024

Le “Eccellenze gastronomiche lucane” protagoniste a Tirana

Le “Eccellenze gastronomiche lucane”, con la degustazione, l’esposizione, la promozione di prodotti della regione Basilicata hanno caratterizzato la parte centrale della IX Settimana della Cucina Italiana nel Mondo che si è tenuta a Tirana, in Albania. L’evento - dal...

Alla fine del mio secondo anno di scuola superiore vinsi il concorso Veritas e per la prima volta in vita mia andai a Roma.

Tutto mi entusiasmò, ma le catacombe di Priscilla mi fecero sognare.

Le catacombe di Priscilla si trovano lungo la Via Salaria.

Il nome deriva probabilmente dal nome della donna che donò il terreno per la realizzazione dell’area sepolcrale, o dalla sua fondatrice. Nel cimitero è conservata un’iscrizione funeraria relativa a una “Priscilla”, imparentata con la famiglia senatoria degli Acilii.

Le catacombe vennero scavate nel tufo a partire dal II Secolo e fino al V secolo, quando raggiunsero la struttura definitiva, che si sviluppa complessivamente per 13 chilometri di gallerie sotterranee. Nell’antichità venne soprannominata “La Regina delle catacombe” a causa dei numerosi martiri sepolti.

Nell’indice degli antichi cimiteri cristiani di Roma le catacombe sono anche indicate come Cimitero di Priscilla a San Silvestro.

Durante le persecuzioni del III e del IV secolo le catacombe accolsero le spoglie di numerosi martiri (tra i quali un Papa, Marcellino) e, successivamente, di altri sei papi.

Profonde 35 metri e articolate su tre livelli, le catacombe ospitano circa 40.000 sepolture.

Abbandonate nel V secolo e successivamente saccheggiate al tempo delle invasioni barbariche, le catacombe sono state quindi a lungo dimenticate e solo negli ultimi secoli riscoperte e valorizzate.

Ho ancora chiaro nella mia mente la visita nelle catacombe di Priscilla, dove tra l’altro, si trova l’icona del “Buon Pastore”.

È rappresentato come un pastore buono che porta la pecorella sulle spalle.

Racconta tutta la tenerezza, la premura e la cura con cui Gesù si relaziona con il suo popolo che viene paragonato ad un gregge.

Questa bontà è certificata dal fatto che egli dona la propria vita per le sue pecore.

Chi è capace di dare la vita, ancor prima le difende, si prende cura e premura, le guida ai pascoli, le protegge dai pericoli, le difende dalle aggressioni.

La vita del pastore era in mezzo alle pecore.

Immaginate che la loro condivisione era così totale che venivano considerati contaminati e impuri a motivo proprio della loro presenza in mezzo al gregge.

È straordinaria l’icona del Buon Pastore!

Anche Cristo si è contaminato nel momento dell’Incarnazione.

Avete mai riflettuto che fare strada vale molto più di solo indicarla.

Quante volte abbiamo pensato a Gesù come un navigatore che indica con precisione la strada!

Gesù condivide la stessa strada, fatica con noi nel percorrerla in salita, gioisce e si rigenera in discesa, gode della compagnia di coloro di cui si accompagna.

Avete mai riflettuto che la madre non è generatrice di vita solo nel momento del concepimento o del parto, ma ogni volta che allatta, ogni volta che accarezza, ogni volta che asciuga una lacrima, quando consola e conforta e anche quando incoraggia ed ammonisce per premura.

Gesù è così!

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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