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In questi giorni ho letto la vita del Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster.
Veramente interessante!
Alfredo Ildefonso Schuster nacque a Roma il 18 gennaio 1880 da Johann Schuster, sarto bavarese al servizio della corte pontificia prima come caposarto per i reparti degli zuavi pontifici, poi come sarto del Quartiere della Guardia di Finanza pontificia, e Maria Anna Tutzer.
Suo padre aveva trent’anni più di sua madre e con lei aveva avuto un’altra figlia, Giulia, che pure divenne monaca vincenziana. Dal precedente matrimonio, il padre aveva avuto altri tre figli.
Schuster venne battezzato il 20 gennaio coi nomi di Alfredo Ludovico Luigi.
Durante la sua infanzia venne rapito per un breve periodo per una finalità sconosciuta, ma il rapitore venne poi arrestato.
Il 26 giugno 1929 papa Pio XI lo nominò arcivescovo metropolita di Milano; venne creato Cardinale il 15 luglio ed il successivo 21 luglio venne consacrato arcivescovo nella cappella Sistina da Pio XI.
Governò l’arcidiocesi in tempi difficili per Milano e per l’Italia. Prese come modello uno dei suoi predecessori più illustri, san Carlo Borromeo: si dimostrò assiduo nell’effettuare le Visite pastorali nella diocesi che nei venticinque anni del suo episcopato svolse ben cinque volte.
Oggi vorrei riflettere con voi sull’idea della severità dell’educazione di un tempo.
Un giovane Sacerdote, certo Giovanni Colombo si era laureato in letteratura italiana all’Università Cattolica di Milano, poi aveva continuato la carriera universitaria e stava arrivando alla cattedra di Letteratura.
Un bel giorno lo manda a chiamare il suo Arcivescovo, il cardinale Schuster appunto, e gli dice che lo nomina Rettore del Seminario Maggiore di Venegono.
La nomina distrugge la carriera universitaria del giovane sacerdote.
Giovanni Colombo chiede se può dire il suo parere e ottenuto il permesso replica: “Eminenza, io sto raggiungendo la cattedra di docente universitario alla Cattolica. Ho lavorato duramente per anni con la sua benedizione. Credo sia un prestigio per la diocesi e poi ho un impegno con il Rettore dell’Università. Dovrei almeno parlare con lui, sentire il suo parere.”
Il giovane sacerdote aveva presentato le sue ragioni, vari argomenti contrari alla decisine del Cardinale.
Il Cardinale lo ascolta in silenzio.
Poi alla fine gli dice semplicemente: “Ti ringrazio di aver accettato con umiltà la volontà di Dio. Il Signore ti ricompenserà. Trovati a Venegono tra 15 giorni”.
Questa severità oggi è improponibile, sarebbe fuori tempo.
Ma non vi sembra che stiamo esagerato nel senso opposto?
Secondo voi può reggersi una qualsiasi società o famiglia o scuola o azienda, se non c’è più il rispetto per l’autorità?
Il cristiano, come Gesù, riconosce la legittima autorità.
Gesù ci ha dato l’esempio perché è venuto “non per fare la sua volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato” (Giovanni 6, 38), cioè la volontà di Dio.
Vorrei concludere questa mia modestissima riflessione con le parole di San Paolo che aggiunge “Per la sua obbedienza noi siamo stati salvati”.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica