venerdì, 27 Dicembre 2024

 
L’inquinamento
da plastica continua a colpire le specie marine. Questa volta è accaduto a
Rosaria, una tartaruga Caretta caretta di 20 chili e lunga 52 cm, che giovedì
28 febbraio è stata ritrovata dalla Guardia Costiera al largo di Maratea. L’animale
galleggiava in modo anomalo: non riusciva a immergersi e il suo corpo pendeva
verso destra, per questo i membri della capitaneria di porto hanno avvertito
subito il gruppo operativo del WWF Maratea.
La
biologa Valentina Paduano e il veterinario Massimo Lo Monaco hanno verificato
subito le condizioni della Caretta caretta, che è ora ospite del Centro
recupero tartarughe marine nell’Oasi WWF di Policoro. 

è stata prima sistemata in acqua molto bassa, per permetterle di riadattarsi
alle temperature e poi spostata in una vasca con acqua più alta, dove anche
gli esperti hanno potuto osservare le anomalie nel nuoto della tartaruga.
 
 
“Quando
le tartarughe galleggiano in questo modo, o si tratta di un problema ai
polmoni, oppure hanno ingerito plastica- spiega la biologa Valentina Paduano-.
Per capire cosa avesse era necessaria una radiografia, eseguita alla clinica
veterinaria di Bari, che fortunatamente ha escluso problemi agli organi”.
Doveva
essere stata proprio la plastica a danneggiarla e poco dopo, dalle sue feci,
è arrivata la conferma: Rosaria aveva ingerito un involucro di plastica
tipico dei pacchetti di sigarette e forse, nel suo intestino, ci sono altri
frammenti plastici che dovrà espellere. 
 
Ora
Rosaria resterà in osservazione al centro di recupero di Policoro e verso la
primavera, quando il clima sarà più mite e avrà riacquistato pienamente le
forze, sarà liberata e potrà tornare a nuotare in mare.  
Dall’inizio
dell’anno è stata lei la prima tartaruga recuperata nella zona di Maratea,
mentre nel 2018 sono state quattro quelle recuperate, sempre in quella
zona. 
Ormai
circa il 90% delle tartarughe che vengono trovate in situazione di difficoltà
e trasferite nei centri di recupero hanno ingerito plastiche o
microplastiche.
 
Secondo
il recente report del WWF “Responsabilità e rendicontazione, le chiavi per risolvere
l’inquinamento da plastica”
, poiché i consumi di plastica e la capacità
di gestione dei rifiuti non procedono alla stessa velocità, la dispersione di
plastica negli oceani rimarrà di oltre 9 milioni di tonnellate l’anno fino al
2030. Questa presenza massiccia negli ecosistemi rappresenta una minaccia per
la fauna selvatica ed è responsabile di gravi impatti diretti: sono oltre 270
le specie animali vittime dell’intrappolamento in reti da pesca abbandonate e
in altri rifiuti plastici e 240 le specie che presentano rifiuti plastici
nello stomaco. Questo è un enorme problema per la salute dell’ecosistema
marino, ma anche per quella dell’uomo.
 
Per
combattere contro la sempre più grave emergenza plastica serve una grande
mobilitazione e per questo il WWF Italia invita a sottoscrivere la petizione
globale per chiedere ai Paesi delle Nazioni Unite di stipulare un Accordo
globale che ponga fine alla dispersione di plastica in natura entro il 2030. 
 

 
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