sabato, 23 Novembre 2024

 

       Riceviamo e pubblichiamo dal segretario
generale CGIL di Matera Eustachio Nicoletti e da Angela Uricchio, segretaria
FLC CGIL:

“L’avvio dell’anno scolastico
2017/2018  si è presentato ancora una volta carico di problemi derivanti
dai  provvedimenti governativi degli
ultimi anni e dalla progressiva e inarrestabile applicazione della legge della
“Buona Scuola” che hanno causato una pesante riduzione del servizio scolastico
sia in termini di efficienza che di efficacia e qualità.

       Per i dirigenti, gli insegnanti, il
personale Ata, per gli alunni e per le famiglie, quindi, non essendoci
state modifiche o interventi alle norme vigenti, l’anno scolastico si presenta
con non poche difficoltà, 
particolarmente evidenti nelle scuole del Mezzogiorno e della
Basilicata, costrette ad affrontare svariate e numerose problematicità sul
versante dell’organizzazione  e su quello delle attività didattiche.

        Il MIUR non ha fatto nulla per
costruire strumenti utili a conoscere e monitorare i problemi e le difficoltà
delle scuole, per prevedere e realizzare attività di formazione adeguata alla
necessità di gestire le problematiche; per ricercare le soluzioni organizzative
e contrattuali necessarie a garantire comunque quantità e qualità dei servizi;
per fornire l’indispensabile supporto anche 
attraverso le strutture decentrate del Ministero sul territorio (Uffici
Scolastici regionali e provinciali).

         La responsabilità del funzionamento
della scuola pubblica, quindi,  sarà ancora una volta posta in carico a
tutto il personale scolastico, peraltro messo a dura prova  dagli interventi ideologici previsti dalla
legge 107/ 2015, costretto a fronteggiare sia le grandi difficoltà
organizzative che la giusta protesta di studenti e genitori causate dalla
riduzione complessiva dell’offerta scolastica.

        A questi problemi di ordine generale si
aggiungono quelli specifici della Basilicata, derivanti dalla riduzione di
posti che, per effetto della ingiusta normativa,  a partire dall’a.s. 2007/2008, ha assegnato
gli organici tenendo conto solo della popolazione scolastica, senza considerare  né le particolari condizioni socio-economiche
ed orografiche del territorio né tantomeno quelle dell’organizzazione
differenziata delle attività didattiche nella scuola primaria e superiore di
primo e secondo grado. Per questo la scuola lucana non potrà garantire appieno
alle numerose e piccole comunità lucane il diritto allo studio attraverso
un’offerta formativa adeguata né le condizioni minime di sicurezza e di
sorveglianza degli alunni.

           Le problematicità create dai
provvedimenti della “Buona Scuola”, unitamente ai consistenti tagli degli
organici (circa 4000 dal 2007/2008 in Basilicata) e alle scarse risorse
economiche rischiano dunque di condannare definitivamente all’arretratezza la
regione Basilicata allontanandone le possibilità di sviluppo, anche in
considerazione della persistente crisi economica che richiederebbe invece
scelte completamente diverse, come quella di investire sull’istruzione  formazione pubblica, potenziandone la qualità
e le strutture di supporto.

 

Le precarie condizioni dell’USP di Matera

 

           A questo proposito, appare
necessario evidenziare le attuali condizioni di estrema precarietà  dell’ufficio scolastico provinciale di Matera
anche a fronte di quanto previsto dalla norma per il suo funzionamento.

            Il DPR
260/2007 aveva previsto la riorganizzazione del MIUR  nelle diverse articolazione degli uffici
centrali, regionali e provinciali.

            Le funzioni
in capo agli Uffici Scolastici Provinciali e delegate dal direttore
dell’Ufficio scolastico regionale dovrebbero essere di assistenza, consulenza e
supporto agli istituti scolastici autonomi per:

·        
le procedure amministrative e contabili;

·        
la gestione delle graduatorie e formulazione di
proposte al direttore generale dell’USR ai fini dell’assegnazione delle risorse
umane ai singoli istituti scolastici autonomi;

·        
il supporto agli istituti scolastici per la
progettazione e innovazione dell’offerta formativa e integrazione con gli altri
attori locali;

·        
il supporto e lo sviluppo delle reti di scuole;

·        
il monitoraggio dell’edilizia scolastica e della
sicurezza degli edifici;

·        
lo stato di integrazione degli alunni immigrati;

·        
la promozione e incentivazione della
partecipazione studentesca.

 

Nello specifico, l’organigramma dell’Ufficio
scolastico provinciale di Matera si compone formalmente delle seguenti
funzioni:

1.     
Dirigenza

2.     
Segreteria

3.     
Rilevazioni statistiche, sistema informativo SIDI
e Sicurezza Rete informatica;

4.     
Comunicazioni e URP;

5.     
Coordinatore educazione fisica;

6.     
Area I:

         
U.O 1:gestione documentale e Protocollo
informatico;

         
U.O 2: affari generali;

         
U.O 3: contenzioso;

         
U.O 4: scuola primaria e infanzia;

         
U.O 5: personale Ata;

7.     
Area II:

         
U.P. 6: scuola secondaria di I e II grado;

8.     
Area III:

         
U.O. 7: pensioni e stralcio;

9.     
Area IV:

         
U.O.: Ragioneria.

 

Tuttavia, l’USP di Matera per assolvere a tutte
queste incombenze previste dalla legislazione dispone di sole 13 unità
lavorative di cui:

·        
1 dirigente

·        
2 impiegati di cui solo 2 di area terza
(funzionari);

·        
10 impiegati assistenti amministrativi. .

 

        I due funzionari di area terza sono
costretti ad assolvere a numerosi e contestuali adempimenti e responsabilità
umanamente e professionalmente non sostenibili 
supportati da un numero esiguo di assistenti amministrativi che devono a
loro volta realizzare operativamente funzioni di settori totalmente diversi.

        A tutto ciò si aggiunga che cinque dei
dodici impiegati attualmente in servizio nell’USP di Matera raggiungeranno i
requisiti per accedere alla pensione il 31 dicembre 2018 determinando di fatto l’annullamento
dell’Ufficio scolastico provinciale, peraltro da anni allocato in una struttura
vecchia e periferica che dimostra quanta importanza le istituzioni  gli abbiano riservato fino ad ora.

 

        È dunque a causa di questo
depauperamento progressivo che nella sola Provincia di Matera, alla vigilia
dell’inizio delle lezioni, le operazioni di mobilità annuale del personale
docente sono state condizionate:

·        
dalle
ridotte possibilità dei docenti titolari in altre province di avvicinarsi alla
propria famiglia per effetto del numero insufficiente di posti determinati
anche dalla infausta scelta dell’Ufficio scolastico regionale e provinciale di
formulare cattedre composte da un numero di ore superiore a quanto previsto dalla
norma;

·        
dalle
difficoltà manifestate dall’Ufficio Scolastico provinciale di approntare i
provvedimenti di mobilità annuale nei tempi ristretti imposti dal MIUR atteso
che lo stesso Ufficio può contare su un numero esiguo di unità lavorative;

·        
dalla
scarsa propensione da parte dell’Ufficio scolastico provinciale ad attivare
relazioni sindacali adeguate che avrebbero ridotto le incongruenze ed i
numerosi errori nei provvedimenti di mobilità annuale ripetutamente rivisti in
autotutela.

·        
dall’aumento del contenzioso nei confronti dell’Ufficio
scolastico provinciale presentato dai docenti che hanno subito provvedimenti
irrispettosi delle prerogative contenute nel CCNI sulle utilizzazioni e
assegnazioni provvisorie 2017/2018 e normativa generale.

 

 

A CHE PUNTO E’ IL
RIENTRO DEI “DOCENTI EMIGRATI”…….

 

       L’indagine intende dare un contributo
alla conoscenza del fenomeno dell’emigrazione dei docenti  determinato dall’assurdo piano assunzionale
della “Buona Scuola” che ha costretto un esorbitante numero  di docenti precari storici lucani ad
accettare sedi assolutamente disagiate per raggiungere l’obiettivo
dell’immissione in ruolo.

 

       Contestualmente prova a fare chiarezza
sul tema scaturito dal dibattito agostano instauratosi in Basilicata a seguito
dei trasferimenti che intendeva dare una rappresentazione fortemente
positiva  in merito al rientro dei
docenti vittime della “deportazione” innescata dal governo Renzi.

 

       Per l’anno scolastico 2017/2018, le 532
richieste di mobilità annuale (assegnazioni provvisorie interprovinciali)
presentate dai docenti materani titolari in altre province per avvicinarsi alla
propria famiglia costituiscono la prova che gli effetti del piano assunzionale
del 2015 mantengono una connotazione fortemente negativa.

 

       Ben 281 (pari al 52,81 %) sono i docenti
che continuano ad essere titolari nelle province del centro–nord e 251  nelle province limitrofe (Puglia – Campania –
Calabria). 

 

Analisi della
mobilità annuale

L’approfondimento
dei dati relativi alla mobilità annuale permette di verificare l’entità
dell’attenuazione, seppur per un anno, 
del disagio determinato dal piano assunzioni del Governo Renzi.

 

In  particolare:

 

1)     
 sui posti comuni:

·        
solo
77  (pari al 36,49 %) dei docenti che
hanno prodotto domanda per avvicinarsi alle proprie famiglie sono stati
soddisfatti, mentre 134 (pari al 63,42 %) 
continuano a prestare servizio 
nelle sedi scolastiche di altre province.

·        
dei
107 docenti titolari nelle province del NORD che hanno prodotto domanda di
assegnazione provvisoria interprovinciale solo 35 (pari al 32,71%) sono
riusciti a rientrare nella provincia di Matera; 

·        
dei
104 docenti titolari nelle regioni limitrofe (Puglia, Campania, Calabria) che
hanno prodotto domanda di assegnazione interprovinciale solo 42 (pari al 40,38
%)  sono riusciti ad avvicinarsi ai
comuni di residenza.

 

2)     
Sui posti di
sostegno:

·        
solo
105 (pari al 32,71 %) dei docenti titolari su sostegno che hanno prodotto
domanda per avvicinarsi alle proprie famiglie sono stati soddisfatti, mentre
210 (pari al 65,42 %)  continuano a
prestare servizio  nelle sedi scolastiche
di altre province.

·        
dei
174 docenti titolari nelle province del NORD che hanno prodotto domanda di
assegnazione provvisoria interprovinciale solo 48 (pari al 27,58%) sono
riusciti a rientrare nella provincia di Matera; 

·        
dei
147 docenti titolari nelle regioni limitrofe (Puglia, Campania, Calabria) che
hanno prodotto domanda di assegnazione interprovinciale appena 63 (pari al
42,85 %)  sono riusciti ad avvicinarsi ai
comuni di residenza.

 

Non appare
superfluo sottolineare che le opportunità di ottenere l’assegnazione
provvisoria interprovinciale si sono ridotte anche per effetto della decisione
dell’Ufficio scolastico regionale e provinciale di costituire le cattedre con
un numero di ore superiore alle 18 ore, arrivando anche fino a 24 ore con
evidenti ricadute anche sulla possibilità per i precari di conseguire rapporti
a tempo determinato.  

 

 

DOMANDE  PRESENTATE
RICHIESTE
SODDISFATTE
 
RICHIESTE
NON SODDISFATTE
Numero
totale
Province
Centro
Nord
Province
limitrofe
Numero
totale
Province
Centro Nord
Province
limitrofe
Docenti
Non
rientrati
%
Docenti
non rientrati
Secondaria
II gr.
76
30
46
41
18
23
35
46,05
Secondaria
I gr.
41
9
32
19
6
13
22
43,13
Scuola
primaria
62
48
14
14
10
4
48
77,41
Scuola
infanzia
32
21
11
3
1
2
29
90,62
Totale
211
107
104
77
35
42
134
63,07
Sostegno
sec. II gr.
41
22
19
37
22
15
4
9,7
Sostegno
sec. I gr.
193
127
66
24
19
5
169
87,56
Sostegno
sc.  primaria
66
25
41
31
7
24
35
53,03
Sostegno
sc. infanzia
21
0
21
19
0
19
2
9,52
Totale
321
174
147
105
48
63
210
65,42
TOTALE GENERALE
538
281
251
182
83
105
344
64,66

 

 

CONCLUSIONI

 

Al
sottosegretario Ministero dell’istruzione, università e ricerca sottoponiamo questo
documento che fotografa la situazione della scuola nella Provincia di Matera,
aggravatasi sicuramente con la Buona Scuola, ma progressivamente depotenziata e
danneggiata dal 2006/2007 per interventi governativi deleteri oltre che da
scelte opportunistiche e scorrette nel merito e nel metodo operate dalla
Regione Basilicata.

 

 

             Il sistema scolastico lucano è stato
infatti condizionato da alcuni specifici elementi di contesto come la riduzione
del 23,5% del personale scolastico (a fronte della riduzione del 10% della
popolazione scolastica), la perdita di circa 3.500 posti, il
sottodimensionamento di numerose 
istituzioni scolastiche, l’aumento delle percentuali di alunni che
frequentano le pluriclassi  (6/7 %).

 

             In un contesto già
così difficile, in questi anni, la Regione Basilicata non è stata in grado di dare
risposte adeguate. Al di là delle dichiarazioni di principio, di percorsi di
RIFORMA più annunciati che praticati, di finalità e obiettivi dichiarati e
condivisibili, di fatto le “politiche” scolastiche regionali  hanno costruito un sistema  parallelo a quello
d’istruzione pubblica e statale, 
declinandolo in un’ottica forzatamente regionalista e “localista“.

 

  Una
scelta che non solo ha leso l’esercizio reale di un diritto universale quale è
il diritto all’istruzione, che è premessa al pieno diritto di
“cittadinanza”, ma che non è riuscita nemmeno nell’intento di dar
vita ad un sistema integrato di istruzione e formazione capace di mettere in
relazione virtuosa cultura, istruzione, formazione, lavoro, investimento
sociale e individuale.

 

            I dati della mobilità annuale confermano
che l’intervento agostano del sottosegretario De Filippo su un quotidiano
locale carico di positività per il rientro definitivo in Basilicata di ben 290
docenti, (per la FLC CGIL solo 165), non hanno trovato corrispondenza neanche
con l’analisi della mobilità annuale.

 

             Infatti,
il parziale risultato  positivo nella
fase dei trasferimenti (rientro di soli 98 docenti), nella provincia di Matera non
ha certamente risolto gli effetti deleteri del fenomeno migratorio dei docenti
lucani lontani dalle province di residenza. 

 

              La
prova è rappresentata dal numero di docenti su posti normali e di sostegno che
hanno prodotto domanda di avvicinamento dalle regioni del Centro – Nord (281) e
gli ulteriori 251 che risultano titolari nelle regioni limitrofe (Puglia –
Campania – Calabria) che nella maggior parte dei casi richiedono la stanzialità
nel luogo di lavoro.

 

          Crediamo che la condizione in cui versano il sistema scolastico
italiano e lucano in particolare,  non
meritino una mera attenzione virtuale, mediatica o di facciata perché gli
effetti dei provvedimenti realizzati dai Governi che si sono susseguiti in
questi anni, hanno assunto in Basilicata una valenza tanto dirompente quanto
drammatica, generando gravi menomazioni ai capisaldi irrinunciabili
dell’organizzazione del servizio scolastico: il tempo scuola, la relazione educativa, i servizi amministrativi e
ausiliari,
l’esercizio effettivo del diritto all’istruzione sancito
dalla nostra Costituzione e dalle convenzioni internazionali.

               

 E il diritto allo
studio non ha certo bisogno delle passerelle elettorali che da qualche tempo
sfruttano l’evento di Matera – Capitale Europea della Cultura 2019.

 Necessita di progetti,
interventi e investimenti concreti e professionali che rilancino il ruolo della
Scuola Pubblica e statale”.
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