È provocatoria e caustica la riflessione del potentino Camillo Langone dal titolo “Tutti vanno a Matera. Ma perché?” pubblicata in mattinata su “Il Foglio”.
Secondo Langone Matera non sarebbe né slow né cool e il turista che la visita non si trasferirebbe mai a viverci.
Ecco il pezzo:
“Io non capisco Matera. Nemmeno in questo periodo di ponti, quando tanti, a giudicare dalle poche camere libere, bramano la città dei Sassi. Sarà che il giorno dei morti bisogna visitare i propri defunti al cimitero, e io non ho nessuno laggiù. Sarà che sono di Potenza e i potentini Matera non l’hanno mai frequentata: scomoda, inutile, e più Puglia che Lucania. Io continuo a non capire Matera ma ho capito che, per quanto egli si percepisca slow, come direbbe Carlo Petrini, e cool, come direbbe Gaetano Cappelli, il turista che va a Matera è il turista più di turista di tutti, anche di quelli che scelgono località ancora più abusate. Perché molti turisti che vanno a Venezia o a Roma o a Parigi se potessero vi si trasferirebbero, elevandosi a residenti. Mentre nessuno si trasferirebbe a Matera. E sta in questo programmatico disimpegno il cuore vuoto del turismo. Dunque perché i turisti perfetti si affacciano sulla gravina? Perché hanno letto Giovanni Russo e Rocco Scotellaro? Figuriamoci. Perché hanno amato Pasolini e Mel Gibson? Difficile. Forse per il pane? Ad Altamura è buono tale e quale. Per passeggiare dentro un presepio? Ma sono gli stessi apostati che a Natale fanno l’albero. Io non capisco Matera ma continuo a sondare il suo mistero. Che esista un movente erotico? Che sia per copulare nelle grotte, ormai tutte Airbnb, al modo ferino dei primitivi abitanti? Magari i Sassi, dove un tempo vivevano femmine fecondissime e maschi a cui Weinstein avrebbe potuto insegnare le buone maniere, alzano il bassissimo testosterone occidentale. Magari Matera stimola un sesso paleo, consumato sul pagliericcio con la clava alla cintura. Ipotesi. O sogni”.
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