L’8 dicembre, in Italia, è una data che segna l’inizio ufficiale del clima natalizio: le città si illuminano, le famiglie decorano l’albero e nelle scuole si respira un’aria di attesa. Ma al di là degli aspetti più visibili, questa giornata porta con sé un significato...

“La guerra e la vita sono la stessa cosa: non puoi sapere dove cadrà la prossima bomba.”
È di una bellezza struggente Tanta ancora Vita (Einuadi), il nuovo romanzo di Viola Ardone. Un piccolo capolavoro di poesia a tre voci: quella di Kostya, Vita e Irina.
Kostya è un bimbo ucraino di dieci anni che viaggia da solo fino a Napoli per raggiungere la nonna Irina, domestica a Napoli nella casa di Vita, una donna depressa, lasciata dal marito. La sua è una quotidianità stagnante, resa pesante da un lutto terribile, la morte del figlio, che si porta dentro e che non riesce a elaborare.
Una volta a settimana va dallo psichiatra che la segue e prova a scuoterla dal torpore che la pervade. Le app di incontri hanno dato risultati deludenti (“Il mio corpo ha smesso di interessarmi”), Vita non riesce a reagire al vuoto che ha intorno. L’unica compagnia è Irina, che ha letto Dante e parla italiano come un poeta del Duecento.
Siamo nel 2022, con gli echi del Covid che ancora si fanno sentire (“Quello che mi piaceva della chiusura era: il bollettino delle sei, le esistenze trasformate in numeri che ogni pomeriggio ci informavano se ci saremmo estinti. Avere tuo padre così vicino, i suoi rumori nella stanza accanto. Il silenzio definitivo di alcune ore della giornata in cui mi chiedevo se ero ancora in vita, se vita c’era ancora. Il tempo diventato un antagonista comune”) quando Vita scopre Kostya addormentato sullo zerbino. Ha fatto un viaggio che avrebbe spaventato anche un adulto, tra soldati che hanno cercato di bloccarlo al confine e donne sconosciute che invece lo hanno preso a cuore, aiutandolo e proteggendolo come un figlio (“Questo fanno i bambini alle persone. Le sincronizzano sul tempo dell’amore”). Sulle spalle uno zaino con la foto di una madre mai conosciuta e un indirizzo.
La solitudine che Vita ha scelto viene così scalfita da Kostya che, involontariamente, la relega di nuovo nel suolo di madre. Quando il padre di Kostya è dato per disperso e Irina torna nel suo Paese a cercarlo, d’impulso, Vita decide di raggiungerla, per aiutarla. Tentare di salvare un altro, del resto, è l’unico modo per salvare noi stessi.
“La vita è come la Play: più ci giochi. È più impari i trucchi per salire al livello successivo, hai ragione tu, Tato. Solo che questo è un game sconosciuto.”
Tanta ancora Vita lega una trama di stretta attualità a una forte introspezione, mai disgiunta da una marcata sensibilità.
Viola Ardone ha pubblicato per Einaudi i best seller Il treno dei bambini (2019), da cui è stato tratto l’acclamato film omonimo di Cristina Comencini, Oliva Denaro (2021), da cui è stato tratto uno spettacolo teatrale di successo, Grande meraviglia (2023). Collabora con «la Repubblica» e «La Stampa». È tradotta in tutto il mondo.
Rossella Montemurro

