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L’altro giorno ho incontrato una signora, mia ex alunna che mi ha rivolto la seguente domanda: “Professore perché non scrivete qualcosa sull’iniziazione cristiana?”.
La domanda mi dà la possibilità di fare una disamina in merito.
Vorrei partire con una affermazione di Tertulliano: “Cristiani non si nasce, ma si diventa”.
Quinto Settimio Fiorente Tertulliano (Cartagine 155 circa – 230circa), conosciuto semplicemente come Tertulliano, è stato uno scrittore romano, filosofo e apologeta cristiano, fra i più celebri del suo tempo.
Questo per dire che la Chiesa è madre e maestra, perché aiuta i suoi figli a crescere nella fede facendo un preciso cammino.
È proprio per questo motivo che la Chiesa per conferire il battesimo agli adulti si serve dell’iniziazione cristiana: un cammino di formazione fatto di catechesi, ascolto della Parola e vita comunitaria.
Si tratta però di una prassi oggi poco evidente, perché il battesimo, normalmente, viene conferito in età neonatale, grazie alla fede di genitori, che si fanno garanti della formazione cristiana del figlio.
Immaginate che nell’antichità (dal II al VI secolo) era invece necessario un tempo di iniziazione chiamato catecumenato, formato di quattro tappe:
- La tappa kerigmatica che era caratterizzata dall’annuncio di Cristo risorto cioè il kérigma, il primo annuncio finalizzato a suscitare la conversione e la fede.
- La tappa catecumenale, della durata di circa tre anni, che era un temo di catechesi, in cui il catecumeno partecipava alla liturgia della Parola, ma non all’Eucarestia.
- La tappa quaresimale che era il tempo della preparazione immediata, fatta di catechesi e riti nei quali venivano consegnati il Credo e la preghiera del Padre nostro.
- La tappa pasquale che culminava nella vigilia di Pasqua, quando veniva conferito il battesimo, la cresima e l’Eucarestia, si completava con la catechesi sui sacramenti.
Infatti la notte di Pasqua, radunati presso il battistero vicino alla chiesa cattedrale, i catecumeni si ponevano ad Ovest (segno delle tenebre) della vasca battesimale, mentre il vescovo si poneva ad Est (segno della luce).
Quindi, professata la fede in Cristo, i catecumeni deponevano le loro vesti (segno dell’uomo vecchio) e scendevano nella vasca.
Qui ricevevano il battesimo: un presbitero li immergeva tre volte “Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”, dando loro un nome cristiano.
Risaliti, ad Est della vasca, il Vescovo li rivestiva della veste bianca (segno di vita nuova) e conferiva loro la cresima; quindi in processione si recavano in chiesa e, accolti dalla comunità, partecipavano all’Eucarestia della grande veglia pasquale.
Tertulliano descrive così i tre riti sacramentali: “Il corpo viene lavato, perché l’anima sia purificata; il corpo viene unto, perché l’anima sia consacrata; il corpo viene nutrito con il corpo e il sangue di Cristo, perché l’anima si nutra di Dio”.
Nicola Incampo
Responsabile della Conferenza Episcopale di Basilicata per l’IRC e per la Pastorale Scolastica