Lunedì 25 novembre p.v. alle 17.30 nella Sala Laura Battista della Biblioteca provinciale di Matera (ingresso da via Roma), il Soroptimist Club Matera con il patrocinio dell'Associazione Italiana Donne Medico, nell'ambito della Giornata Internazionale per...
Una delle domande che mi facevano spesso i ragazzi alle superiori era: “Professore, perché sposarsi in chiesa?”
Per prima cosa chiariamo che per il matrimonio cristiano non è un semplice sposarsi in chiesa.
Infatti nel mondo occidentale molti si chiedono se oggi abbia ancora senso unirsi in matrimonio.
“Professore, non è meglio la convivenza?”
In Italia, le coppie conviventi sono in continuo aumento, però ci sono molti giovani, soprattutto cristiani, che contraggono il matrimonio con grande consapevolezza.
La tendenza, però, di rinunciare al patto coniugale si giustifica con un senso di perdurante incertezza e quindi in un bisogno di testare il rapporto di coppia per verificare come funziona il vivere insieme, come l’altro si comporta, per poi decidere.
La paura del patto coniugale, certamente legata alla crisi dei valori, è comunque occasione di dibattito e riflessine.
Una cosa è certa: il matrimonio è e rimane un valore fondamentale della società.
È importante rendersi conto che il matrimonio dipende dalla capacità di relazione, cioè dal saper mettere in atto pazienza e rispetto, comprensione e accettazione dell’altro con i suoi pregi e difetti: maturità effettiva che rigenera ogni giorno l’amore sponsale.
Avete mai riflettuto che le giovani generazioni hanno bisogno della testimonianza di matrimoni saldi, capaci di far apprezzare la bellezza dello stare insieme, malgrado le difficoltà della vita.
Purtroppo molti matrimoni celebrati in chiesa hanno la loro ragion d’essere non tanto in una consapevole e conseguente vita cristiana, ma semplicemente nel bisogno di seguire una suggestiva tradizione.
Il matrimonio cristiano è unico e indissolubile, ma tutto ciò è opera di Dio.
Ecco perché il rito cattolico del matrimonio si conclude con lo scambio degli anelli, che è segno dell’amore e della fedeltà che gli sposi si sono promessi, e con l’affermazione del sacerdote: “Non osi separare l’uomo ciò che Dio ha unito”.
Naturalmente l’unità va coltivata ogni giorno, attraverso la preghiera.
Vorrei ricordare a chi mi legge che Tertulliano, un padre della Chiesa, diceva che quando due sposi pregano, gli angeli li guardano pieni di ammirazione.
Non dimentichiamo mai che il matrimonio è un grande atto di fede, perché gli sposi, consapevoli di portare questo tesoro nei “vasi di creta” della loro umanità – come dice San Paolo – sanno di doversi appoggiare ogni giorno a Cristo.
In conclusione: il matrimonio cristiano esprime l’amore unitivo della coppia, oltre ad esprimere anche l’amore procreativo.
L’apertura alla vita è infatti una condizione essenziale: per questo motivo, durante il rito nunziale, gli sposi dichiarano di voler accogliere tutti i figli che il Signore vorrà loro donare.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica