"La moto e la kickboxing non sono sport per donne. Non sono in grado". Anche la palestra Dynamic Center in piazzetta Vivaldi a Matera ospita il cartellone di "Più Sicura", un laboratorio di arti marziali e psicologia della difesa personale promosso dall'Accademia di...
Pubblichiamo la lettera aperta della mamma di un neonato di Melfi sulla sua esperienza nell’ospedale cittadino:
Nell’ultimo periodo della mia gravidanza, leggendo articoli di giornale sull’argomento, sentendo proclami politici, voci di corridoio e discussioni da bar, avevo dolcemente minacciato mio figlio in pancia di non venire al mondo prima dell’apertura (che si presupponeva essere imminente) del nuovo reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Melfi.
Mi terrorizzava, infatti, l’idea di vivere l’esperienza più incredibile della mia vita in un reparto angusto, piccolo e adattato.
Le minacce non hanno dato buon esito e, così, il mio bambino ha scelto di nascere e di vivere le sue prime ore di vita proprio in quel reparto.
E’ vero, ci vorrebbero strutture migliori, letti più comodi, arredi più funzionali, spazi più ampi, ma quel reparto ha un gran cuore, un cuore che pulsa e che è fatto delle persone che ci lavorano e che ogni giorno si prodigano per assistere, accudire, coccolare mamme e bambini.
La sala parto che, invece, è nuova ed efficiente ha accolto mio figlio come nei migliori ospedali: un parto sostenuto da una ostetrica bravissima e supervisionato da un’equipe medica attenta ed accogliente che non ha nulla da invidiare a quella degli ospedali delle città limitrofe dove molte donne di Melfi, spaventate dalla realtà provvisoria del reparto, scelgono di far nascere i propri figli. In quella sala parto ho potuto vivere con il mio piccolo Luca l’emozione del primo contatto pelle a pelle e del taglio ritardato del cordone ombelicale, un nuovo modo di assistere il parto fortemente voluto dal nuovo primario del reparto di pediatria che avevo avuto modo di conoscere durante un corso di accompagnamento alla nascita.
Luca ha scelto di nascere dove la sua mamma, probabilmente, non avrebbe voluto.
Lo ha fatto insegnandomi che gli ospedali sono fatti di persone prima ancora che di strutture, e questo reparto può vantarsi di persone eccellenti, professionisti apprezzabili.
Nell’attesa del nuovo reparto, quando alle persone si affiancheranno le strutture, io e mio figlio continueremo a pensare e sostenere che tutte le madri e i bimbi nati nell’ospedale di Melfi siano fortunate, rinnovo quindi il mio grazie per avermi sostenuto all’inizio di questa nuova avventura che è la maternità.
Alessandra mamma di Luca