"Dobbiamo tornare a guardare l'alba e il tramonto con gli occhi della meraviglia prima che con gli occhi del giudizio". Lo ha affermato la psicologa e psicoterapeuta rogersiana Maura Anfossi, riferendosi al colore arancione, questa sera nella città dei Sassi nella...
Giorgio M. Ghezzi torna in libreria dal 25 novembre con “Quell’estate del 1980”, pubblicato con la Società Editrice «Il Ponte Vecchio» nella collana Cammei.
Benito pensa di essere un uomo felice: è un architetto affermato e ama sua moglie Rosa, è un autorevole militante socialista ed è ben voluto dal paese che lo ha accolto nel cuore della Romagna. Ma gli eventi della grande Storia – un aereo si inabissa nel mare di Ustica, una bomba squarcia la stazione di Bologna – e un ospite inatteso cambieranno per sempre la sua vita.
In quell’estate del 1980, mentre le stragi sconvolgono Benito e la storia del nostro Paese, fa la sua comparsa il nipote Alfredo, un bimbetto paffuto e introverso che trascorrerà le vacanze estive con lui. In quei giorni Benito scopre di saper costruire un legame profondo con quel bimbo, ma scopre anche il disinganno e le sconfitte: l’impotenza della politica di fronte al terrorismo, la passione per una donna, il desiderio di essere padre, l’ambizione professionale lo porteranno a fuggire in un pellegrinaggio alla ricerca di sé.
“Nel 1980 avevo 10 anni – spiega l’autore. Ho sempre conservato un ricordo confuso di quel periodo della nostra storia in cui esplodevano bombe e si uccideva per le strade: le stragi di Bologna e di Ustica, gli omicidi di Piersanti Mattarella e del giudice Amato. Eppure la vita scorreva, quasi incurante: il mio ricordo della morte di Walter Tobagi sta tutto in una lezione di pianoforte annullata perché l’omicidio era avvenuto a pochi passi da casa mia. E allora con questo libro ho voluto ricostruire cosa significasse vivere quei giorni, attraverso lo sguardo di un adulto – Benito – e quello di un bambino – suo nipote Alfredo – che insieme osservano quei fatti e faticano a comprenderli e ad accettarli. E nel frattempo vivono le loro piccole storie quotidiane, semplici eppure universali perché riguardano i sentimenti di ognuno di noi: l’ambizione e il disinganno, la passione e la delusione, l’amore e il desiderio.
In queste pagine, inoltre, ritorna il tema già al centro di No, non abbiamo figli. L’amore ai tempi dell’infertilità, il libro che ha segnato il mio esordio narrativo: allora avevo raccontato l’impossibilità di avere figli a partire dalla mia storia personale e costruendo una sorta di saggio dedicato a chi in quell’esperienza ci è passato o ci sta passando, ma anche a tutti coloro che semplicemente sembrano ignorare che l’infertilità possa essere una evenienza. Oggi, in questo libro, la mancata paternità del protagonista è uno dei tasselli che compone il profilo di un uomo complesso e tormentato. Come ognuno di noi”.
Pur non essendo autobiografico, il libro nasce quindi da un’urgenza emotiva personale, riuscendo a intrecciare vicende intime e collettive che risuonano con l’esperienza di molti lettori. La collocazione nel 1980, anche con il richiamo a espressioni culturali di quegli anni (le canzoni, i film, le pubblicità), rappresenta infatti un elemento in grado di proporre un ancoraggio nostalgico per le diverse generazioni che hanno vissuto e ricordano quel periodo.
“Il libro è anche un romanzo di formazione: Alfredo è solo un bambino ma in quell’estate del 1980 si affaccia al mondo dei grandi osservandone i drammi e gli errori, i fallimenti e le debolezze – sottolinea Ghezzi. E Benito, già uomo adulto, vede crollare le proprie certezze e i propri progetti, ma scopre anche di sapere intessere un dialogo profondo con quel bimbo che è improvvisamente entrato nella sua vita”.
Attraverso una forma narrativa che vede frammezzarsi il racconto in prima persona del nipote alle lettere e i diari dello zio, proponendo una visione multiforme degli accadimenti, si compone così, fra le colline romagnole, una storia d’amori e di stragi, di politica e di altre piccole cose.
BIOGRAFIA:
Giorgio M. Ghezzi è nato a Milano nel 1970 e ha vissuto per oltre dieci anni in Romagna dove è stato assessore alla cultura e alle politiche educative del Comune di Bertinoro dal 2016 al 2019. Esperto di processi di apprendimento e sviluppo degli adulti, ha svolto attività di formazione e consulenza per importanti realtà nazionali e internazionali. Oggi è human resources manager di una grande azienda italiana. Agli impegni lavorativi ha sempre affiancato la scrittura di articoli, saggi e opere di narrativa, fra cui Simulando s’impara (FrancoAngeli, 2015) e No, non abbiamo figli. L’amore ai tempi dell’infertilità (Bookabook 2019).