Piero Moro e i chiaroscuri di una vita da maitre

“Lavorare nella ristorazione purtroppo sta passando di moda. Non è un’attività che i ragazzi vogliono svolgere, comporta troppi sacrifici ed è completamente diversa rispetto a quando ho iniziato io, poco meno di trent’anni fa: quasi si litigava per chi doveva fare gli extra, per chi doveva fare i turni il sabato e la domenica; adesso sono davvero pochi i giovani che vogliono intraprendere questa strada. Secondo me, o si fa il cameriere e il maitre con serietà e professionalità oppure è meglio lasciar perdere”.

Dalle parole di Piero Moro, 42enne di Ginosa, maitre e responsabile di sala de “La Stiva” di Policoro, questo è un lavoro che si può fare soltanto se lo ami: “Ti porta via tempo per gli affetti. Sono tantissimi i colleghi che durante il periodo del Covid hanno deciso di mollare e fare altro”.  

Sposato con Rosa, papà di Desirè e Vincenzo, Piero aveva appena 14 anni e mezzo quando i genitori lo accompagnarono a Jesolo Lido per lavorare al Cesare Augustus. Poi Rimini, Montecatini, Bormio, La Maddalena: una vita da zingaro, la definisce lui, fin quando dopo aver fatto il militare rientrò a Ginosa e cominciò a lavorare al Parco Diana Bellavista, che si era aperto da pochissimo: “A 19 anni entrai per la prima volta in una sala ricevimenti, lì sono rimasto 14 anni. Inevitabilmente, dopo un po’ hai bisogno di nuovi stimoli. Alla Stiva mi trovo benissimo, ho accanto persone splendide. Faccio il doppio turno e i proprietari e i colleghi sono per me una seconda famiglia”.

Fino a settembre Piero rimarrà alla Stiva, dall’8 ricomincerà a lavorare in una sala ricevimenti, una nuova struttura che sarà inaugurata a Santeramo il 12 ottobre.