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“Ho cercato di cambiare direzione, ma non c’era nessun cartello stradale per evitarti.
Tu sei come la notte in tempesta e io ho bisogno di luce.
Ma non posso fare a meno di perdermi nel tuo buio.
Il mio cuore è già impegnato, eppure qualcosa continua a unirci.
Per quanto mi sforzi di modificare la rotta, tutte le strade portano a te.”
A distanza di sei anni dall’intenso Cercami nel vento (Sperling & Kupfer, secondo posto al Premio Letterario Under 30 Città di Como e Premio Pegaso Città di Cattolica), Silvia Montemurro torna in libreria con il sequel della storia toccante di Camilla e Teo. In Trovami nel sole (Sperling & Kupfer) i due ragazzi, scossi dopo la tempesta che hanno attraversato (Camilla, a un passo dal diploma al Conservatorio scopre di avere il linfoma di Hodgkin), pur essendo lontani caratterialmente (appena conosciuti, Teo schivo e riservato non riesce ad aprirsi fino in fondo con Camilla e lei stessa non è sincera e non gli svela immediatamente la malattia), decidono di fare sul serio. Durante alcuni giorni trascorsi in Sardegna, Camilla rinasce baciata dal sole e persa nell’amore di Teo. È lì che Michele, il gemello di Teo, si avvicina alla ragazza con i suoi modi gentili e la sua chitarra, la sua voglia di vivere e il suo entusiasmo che la travolge. Il ritorno a casa è brusco, Camilla è confusa. Il sollievo che prova per la guarigione stride con una nuova percezione di sé: adesso tutto le sta stretto. Fugge dalle sue amiche, dai Blive (i ragazzi pazienti oncologici), probabilmente dallo stesso Teo anche se tende a negarlo.
“Niente come il dubbio che la persona amata ti stia mentendo rende difficile fidarsi.”
Lei non si riconosce più nelle abitudini passate, l’unica certezza in una quotidianità emotivamente caotica è Michele; con lui sta bene, non ha bisogno di scappare. E poi c’è Marco, indimenticato, che continua a scompigliarle i capelli nel vento e a sussurrarle quale strada seguire…
Silvia Montemurro sa bene quali tasti toccare per coinvolgere e commuovere: a uno stile sempre raffinato e poetico si affianca una sensibilità non indifferente che rende ogni sua trama unica.
L’INTERVISTA
Trovami nel sole arriva a distanza di sei anni da “Cercami nel vento”. Hai scritto che, se ti sei convinta a pubblicare il sequel, è per i segnali concreti che ti sono giunti da Eleonora Papagni. Puoi dirci qualcosa in più su questa ragazza?
“Eleonora è stata per me una persona importante per scrivere Trovami nel sole. È stata la ragazza che, come ho scritto nei ringraziamenti, mi ha convinta a farlo con alcuni segnali che io chiamo proprio “celesti”. Lei era una studentessa di Economia, aveva 18 anni. Non so che patologia avesse ma comunque aveva qualcosa di molto grave. È una persona che si è affezionata tanto a Cercami nel vento e a me: abbiamo instaurato un bellissimo rapporto di amicizia che è scaturito in un confronto fatto di mail e messaggi. Eleonora era di Milano, andavo una volta a settimana a tenere un corso di scrittura creativa presso la sua associazione, i Blive, e lì l’ho conosciuta meglio e ho conosciuto meglio anche una sua amica, Paola. È stato un bel rapporto, che continua ancora anche se in una maniera un po’ diversa.”
Camilla e Teo potrebbero finalmente tirare un sospiro di sollievo, eppure la loro relazione subisce altri scossoni. Camilla, in particolare, è una ragazza tormentata. Quanto ti somiglia?
“Se parliamo di relazioni, Camilla mi somiglia in quanto la me adolescente che è sempre stata un po’ indecisa e tormentata. Se parliamo dell’attualità, mi somiglia nel punto in cui cresce, si fa continuamente domande sul senso dell’esistenza, sul senso della morte e non smette mai di interrogarsi e di avere nuove passioni. In questo, diciamo che Camilla è cresciuta con me dal 2016 fino ad ora.”
Scrivere una trama in cui ci si misura con il dolore, con la sofferenza e l’incertezza di una malattia credo sia molto forte, a livello emotivo. È così?
“Vengo da due anni, l’ultimo in particolare, in cui complice anche il Covid non è stato facile misurarsi con la propria salute. Per me la scrittura è catarsi e in questo romanzo la parte della malattia è una parte integrante delle mie riflessioni, su quanto possa influenzarti la vita, su quanto alla fine la salute è la cosa che banalmente conta di più e su quanto, però, su questo la passione e l’amore possano sovrastare. È un aspetto su cui ho riflettuto tanto. Scriverne non è stato difficile, per me è stato più difficile viverlo. Nel momento in cui l’ho scritto avevo già la certezza che stavo metabolizzando anche quello che mi era successo. Mi sono sempre avvicinata al dolore con rispetto ma anche con un senso di realtà. Sono consapevole che esiste nella vita di ciascuno in diversi modi. Non mi ha mai spaventato il dolore fisico e il dolore della malattia delle altre persone, dunque penso che questo duplice aspetto mi renda piuttosto empatica per cercare di trovare comunque dei punti in comune anche con le persone che soffrono tanto. Tutto questo mi porta a dire che no, non è così difficile scrivere del dolore, è più difficile viverlo.”
In Trovami nel sole c’è anche una coppia composta da due ragazze. Visto il target di lettori al quale si rivolge il romanzo, tendenzialmente new adult, con questa storia hai voluto sensibilizzare su una tematica ancora molto delicata?
“No, non si è trattato di sensibilizzare alla comunità LGBTQ, penso che i ragazzi e le ragazze siano già informatissimi. Lavorando quest’anno in un istituto superiore come insegnante di Italiano mi sono resa conto di come loro siano consapevoli molto più di quanto lo eravamo noi, generazione Millennial, del fatto che ci sia la possibilità di innamorarsi di una persona diversa. La storia è nata così ed è nata attraverso le dinamiche dei personaggi. Mi interessava innamorarsi di qualcuno di molto diverso da te in un momento della vita in cui non ci stai proprio pensando. È stata una sotto-trama: due personaggi secondari che mi sono piaciuti nella delicatezza del rapporto.”
Qual è il messaggio che ti piacerebbe giungesse ai lettori con Trovami nel sole?
“Ogni volta che scrivo un romanzo ho un messaggio di sottofondo. Questa volta la domanda che vorrei che il lettore si ponesse, più che un messaggio, è: si può convivere con il dolore forte della mancanza di una persona e qual è il modo giusto per ciascuno di noi per conviverci? Rifiutarlo, nella vita, o accettare i segnali, le sensazioni che ci può dare ancora questa persona anche se non c’è più? C’è una via di mezzo? Ancora, come fare a convivere in una realtà che non è cambiata quando tu sei profondamente diversa, quando tu sei cambiata? E anche qua ci sono due vie e poi quella intermedia. Andare via o starci e cercare di stare in un contenitore troppo piccolo per te. Oppure cercare di prendere le cose buone e trovare strade alternative. In tutto ciò non ho una risposta. Mi piace che il lettore si ponga centomila domande e trovi le sue risposte.”
Silvia Montemurro, classe 1987, vive a Chiavenna, piccolo paese in provincia di Sondrio. Nota finora come autrice Young Adult – tantissime le visualizzazioni sulla piattaforma Wattpad di Shake My Colors (Sperling & Kupfer) tra il 2016 e il 2017, si è affacciata nel mondo dell’editoria nel 2013 con L’inferno avrà i tuoi occhi (Newton Compton), segnalato dal comitato di lettura del Premio Calvino. Nel 2016 ha pubblicato il romanzo Cercami nel vento (Sperling & Kupfer), che ha ottenuto il secondo posto al Premio Letterario Under 30 Città di Como e il Premio Pegaso Città di Cattolica. Ha pubblicato per Rizzoli I fiori nascosti nei libri e La casa delle farfalle. Per Salani ha pubblicato L’orchestra rubata di Hitler.
Rossella Montemurro