"Come mai i ragazzi, e non solo loro, sembrano stare così tanto male oggi? Quali sono le ragioni che possono spiegare le nuove forme di disagio e l'emergenza psicologica in cui ci imbattiamo tutti, non solo chi si occupa per mestiere della salute mentale? Si tratta di...
Dal 9 al 13 agosto, a Ferrandina è di nuovo Majatica jazz festival. Cinque giornate dense di incontri, concerti e performance artistiche. Filo conduttore dell’ottava edizione del festival, che porta il nome dell’ulivo simbolo di Ferrandina, è il rapporto tra parole e musica. Dalle parole che comunicano idee, concetti e visioni a quelle che diventano puro suono.
Il simbolo del Majatica jazz festival 2024, bene del patrimonio culturale intangibile della Regione Basilicata, come spiegano i direttori artistici Fabio Vito Lacertosa e Raffaele Pecora, è una versione geometrica e tridimensionale del concetto di disco. “Otto cerchi, come le edizioni del festival, su un rosso avvolgente. Disco oleario – disco musicale, un lampo magnetico e una stratificazione che portano al linguaggio moderno: l’olio e la musica come sintesi tra invenzione, cultura e tempo”.
Si parte venerdì 9 agosto, alle ore 22.30, in Piazza Plebiscito alle 22,30 con Eugenio Finardi in “Euphonia Suite”. Il repertorio classico del noto cantautore sarà rivisitato ed eseguito in trio insieme al pianista Mirko Signorile e al sassofonista Raffaele Casarano, entrambi pugliesi.
“Tracce di tempo nelle cose” è il tema della live performance del duo di artisti torinesi Fannidada, ospitata nella chiesetta di Santa Chiara dalle ore 20 di sabato 10 agosto per tutta la durata del festival. La videoproiezione, realizzata in collaborazione con il lucano Enzo Di Stefano, racconta la trasformazione del linguaggio attraverso immagini e musica.
Doppio appuntamento domenica 11 agosto. Si parte in scalinata Marconi, alle ore 19.30 con la lezione-conferenza multimediale del musicologo e direttore artistico Stefano Zenni dal titolo “Changing Same. La reinvenzione musicale della tradizione jazz”. Un tema molto attuale che parte dalla musica ma non si esaurisce in essa. Cosa cambia e cosa resta in una tradizione viva?
Si prosegue, alle ore 22.30, nel Chiostro di Santa Chiara, con “Bologna Improvisers”, il primo capitolo di una rassegna triennale sul linguaggio jazzistico nato nella Bologna di fine millennio e molto influente oggi in tutta Italia. Una rivoluzione radicale, critica e creativa che fa i conti con l’idioma stesso del Jazz.
Due set di ricerca e creatività tra parole e suoni. Primo set con il “Francesco Cusa Drums and Books” feat. Riccardo Pittau e Domenico Caliri.
A seguire il secondo set con il duo OOOPOPOIOOO (Vincenzo Vasi e Valeria Sturba), polistrumentisti che passano dal theremin al violino, facendo suonare e riempiendo di musica tutto quello che li circonda con naturalezza e un filo di surrealtà. Nel finale di serata le due formazioni si fonderanno in un ensemble di improvvisazione radicale.
Il 12 agosto si torna in Piazza Plebiscito con il Duni Jazz Choir diretto da Mario Rosini. La parola che si moltiplica per un coro di otto elementi accompagnati da un ensemble di strumentisti eccellenti che vivono e lavorano nei dintorni di Matera: un concerto esplosivo e sofisticato allo stesso tempo.
Serata conclusiva il 13 agosto, sempre in Piazza Plebiscito, con Nino Buonocore, un cantautore geniale e irregolare, accompagnato da una formazione jazzistica impreziosita da due ospiti illustri: il sassofonista Max Ionata e il trombettista Flavio Boltro. Il linguaggio della canzone d’autore e quello del jazz più teso si fondono in un clima emozionante.