La Fondazione Francesca Divella, in collaborazione con il Comune di Matera e l'associazione "Una stanza per un sorriso - Sostiene i pazienti oncologici", è lieta di annunciare la "Giornata della prevenzione senologica e ginecologica", un evento dedicato alla salute e...
“(…) Voglio essere il tuo motore anche quando sembri immobile, scorrazzarti nel turbinio della vita che è fatta di guerre, ma pure di coriandoli e cappelli da chef. Ci proverò sempre, Pietro. Sbaglierò e ci riproverò”.
Quella di Agnese Fioretti, giornalista, è diventata La voce di Pietro (Giunti), dal titolo del libro in cui racconta “la nostra vita nello spettro autistico”.
Pietro, primogenito di Agnese e Tommaso, nasce con un cesareo d’urgenza, tre settimane prima del termine. Durante un controllo di routine, dalla pediatra, Pietro ha poco più di due anni e i genitori dicono alla dottoressa che il bambino ancora non parla. La pediatra chiama Pietro più volte, lui non si gira. Non girarsi al proprio nome è considerato un campanello d’allarme: infatti la dottoressa suggerisce di fare dei controlli “perché l’autismo potrebbe essere dietro l’angolo”. Una frase martellante che a giugno 2017 diventa per Agnese una fonte smisurata di rabbia. Iniziano le visite mediche, i test, le attese di una diagnosi. Una montagna da scalare che Agnese ha appena iniziato a percorrere: “Io ho ricominciato a stare bene quando ho messo un punto alla caccia al colpevole. Quando la predominanza della rabbia aveva esaurito il suo corso, quando invece di sentirmi la più sfortunata ho iniziato a darmi da fare per migliorare la nostra vita. Solo così ho scoperto che, nell’accettazione di un destino totalmente diverso da come lo avevo immaginato e desiderato, ci si può comunque ricostruire la felicità. Non è un percorso semplice e tantomeno lineare: spesso traccio dei cerchi che mi danno la sensazione di essere tornata al punto di partenza. In realtà non è così. Sto comunque andando avanti, stiamo comunque andando avanti. E questa è l’unica cosa che conta”.
Sfogliando l’album di ricordi, le foto conservate nella galleria del cellulare e quelle indelebili custodite nel cuore, Agnese racconta la quotidianità con un figlio autistico. Una testimonianza autentica, non edulcorata e che, anzi, non nasconde né ammorbidisce i momenti di sconforto, la sensazione di non farcela, gli inevitabili ostacoli di un cammino che in certi giorni sembra estremamente tortuoso. Agnese ha voluto inserire anche le lettere che ha scritto a Pietro, passaggi toccanti in cui non esita a mettersi a nudo, con il cuore in mano.
La sua è una narrazione nella quale non mancano tantissimi attimi di vera gioia, in cui spiragli di luce dileguano il buio nel quale lo spettro autistico a volte sembra chiamarla a sé. Grazie a una scrittura potente e sottile, l’autrice esprime la vasta gamma di sfumature che colorano la sua vita insieme a Pietro e riesce a rappresentare in modo mai banale il sentimento di amore che nutre la sua lotta quotidiana per dare al figlio tutto ciò che le è possibile, infondendo così a ogni famiglia – non solo a quelle che affrontano situazioni simili alla sua – un coraggio che non ha nulla di eccezionale perché conosce le sconfitte, ma non si fa annullare, anzi, in queste trova sempre nuova forza.
Una curiosità: La voce di Pietro prende spunto da un articolo che l’autrice scrisse nel 2019 per il Corriere Fiorentino, “Io e mio figlio Pietro, così abbiamo imparato a respirare sott’acqua”, nella Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo.
Giornalista, Agnese Fioretti ha collaborato negli anni con varie testate, occupandosi principalmente di tematiche sociali e culturali. Dopo aver lavorato nella redazione del Gambero Rosso ha continuato a dedicarsi al settore enogastronomico in qualità di editor.
Rossella Montemurro