La Fondazione Francesca Divella, in collaborazione con il Comune di Matera e l'associazione "Una stanza per un sorriso - Sostiene i pazienti oncologici", è lieta di annunciare la "Giornata della prevenzione senologica e ginecologica", un evento dedicato alla salute e...
Un testimone che ho sempre presentato ai miei alunni è Pier Giorgio Frassati, perché ha veramente amato e servito gli ultimi.
Pier Giorgio Frassati nasce a Torino il 6 aprile 1901 da una famiglia dell’alta borghesia, tra le più conosciute della città.
Suo padre è Alfredo Frassati noto giornalista e la mamma è Adelaide Ametis affermata pittrice.
Il papà era fondatore e proprietario del quotidiano La Stampa, oltre ad essere ambasciatore d’Italia a Berlino.
Pier Giorgio matura una solida fede che lo porta a vivere un cristianesimo autentico.
Entra in contatto con la povertà: durante il liceo comincia a frequentare le Opere di San Vincenzo.
La storia ci dice era un ragazzo allegro e generoso, era convinto che la vera gioia viene dalla fede.
Nella sua biografia si legge che di ritorno da un’escursione in montagna gli amici si recano al bar, mentre lui va in chiesa per una preghiera.
Raggiunto gli amici uno di loro dice: “Che fai Pier Giorgio, sei diventato bigotto?”
E lui, deciso: “No, sono rimasto cristiano”.
Amico di tutti, esprime sempre una fiducia illimitata e completa in Dio e nella Provvidenza ed affronta le situazioni difficili con impegno, serenità e letizia.
La famiglia auspica per Pier Giorgio una brillante e prestigiosa carriera, mentre lui mette al primo posto i poveri, cui si dona con tutto se stesso.
Leggendo la biografia la cosa che mi ha fatto riflettere tantissimo è il fatto che a Torino tutti sapevano che trascinava i carretti delle famiglie povere che erano state sfrattate e che andavano alla ricerca di case.
La mattina presto, affaticato e sudato, si recava nelle case più squallide per portare pacchi con beni di prima necessità.
Tutto questo lo faceva prima di andare all’università.
Per questo suo modo di fare viene trattato come “stupido” e riceve molte umiliazioni.
Sempre la sua biografia ci dice che verso la fine di giugno del 1925 accusa un malessere improvviso.
Sembra influenza, ma non è, è una polmonite fulminante: una malattia contratta in uno dei tanti tuguri abitati dai poveri.
Pier Giorgio ha solo 24 anni: paralizzato a letto, attende sereno la morte che sopraggiunge il 4 luglio 1925.
Una grande folla commossa partecipa ai suoi funerali e suoi genitori del tutto sorpresi e stupiti, comprendono lo spirito e la grandezza di Pier Giorgio: un giovane ricco a esclusivo servizio dei poveri.
Vorrei concludere riportando un bellissimo brano di una lettera scritta nel 1925 ad un suo carissimo amico: “La fede datami nel battesimo mi suggerisce con voce sicura: da te non farai nulla, ma se Dio avrai per centro di ogni tua azione allora sì arriverai fino alla fine…”
“Poveri disgraziati quelli che non hanno una fede: vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità, non è vivere, ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere”.
Il Grande Papa, Giovanni Paolo II, lo ha beatificato nel 1990.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica