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Dopo il primo libro “Rêverie di una vita in terza persona”, la scrittrice Costanza Marana ci parla del suo secondo romanzo “Il crepuscolo del sogno”, pubblicato nuovamente dall’Erudita Editore.
Costanza, anche questo libro è stato pubblicato dall’Erudita Editore grazie, tra le altre cose, al suo spessore culturale. Credi che la lettura delle tue pagine sia comunque fruibile da chiunque?
Ritengo che leggere contempli il desiderio di conoscere. La lettura serba in seno l’aspettativa. Ogni autore è prima di tutto un grande lettore. Io stessa da lettrice ho sempre voluto soddisfare la curiosità, anche di ciò che non conoscevo appieno, e approfondire sempre ogni aspetto. Leggere è un’azione dinamica che implica la tensione. Quindi penso che ognuno di noi segua un percorso emotivo quando si approccia alla lettura e che ogni libro sia per questo fruibile da tutti in base agli stimoli, agli input personali e individuali ricevuti. La letteratura non conosce compromessi: è un azzardo e una sfida per l’autore e il lettore che sono circoscritti entro un circolo virtuoso. Il mio libro “Il crepuscolo del sogno” è sicuramente per tutti perché parla dell’universo umano in tutte le sue sfumature dall’amore, al legame con la famiglia, al distacco, alla mancanza, all’assenza, alla tensione verso la bellezza che è insita nell’essenza dell’individuo. È la narrazione di un piccolo quotidiano antico dove la ricerca della poesia in ogni suo aspetto è il focus.
Ti cito il titolo di uno dei capitoli: Il silenzio dell’armonia. Spiegaci meglio che cosa scaturisce da questa condizione?
In questo capitolo il protagonista Aurelian descrive la sua relazione e convivenza con Adele. L’armonia silente è data dalla loro consonanza di interessi e di emozioni che non ha bisogno di essere esternata, ma taciuta poiché interiorizzata nel loro vissuto comune. Uno stato di serenità che però in verità nasconde una forza inerte.
C’è un personaggio maschile o femminile in cui, in qualche modo, ti rispecchi?
Vi sono cenni del mio modo di essere e di pensare inconsapevoli in molti personaggi che fanno parte del libro. È qualcosa di cosciente e incosciente al medesimo tempo. Sicuramente l’idea dell’arte e la tensione verso la bellezza che descrivono il personaggio di Aurelian. L’anticonformismo e l’insofferenza di vivere di sua nonna Adamantine, a volte l’indolenza della sorella Adeline, le ombre del cognato Anthime, l’atteggiamento enfatico del guardiano della Bocca del Rodano, i timori della “fanciulla che non conosceva la notte”.
La natura che ruolo gioca all’interno delle tue pagine?
Il ruolo della natura è fondamentale. La tensione romantica verso il creato in tutta la sua bellezza. Dal cielo che si cosparge di cenere al crepuscolo, ai confini delle nubi e dei monti che si invertono di notte, alla vegetazione selvaggia della Camargue, ai luoghi che con la loro postura scomposta svezzano l’animo come le spiagge attraversate dalle maree dove gli elementi cosmogonici prendono vita.
Essendo ambientato in Francia, hai mai pensato a una traduzione per il mercato editoriale francese?
Sì, secondo me sarebbe un’ottima iniziativa perché il libro oltre l’ambientazione ricerca e confida nella sensibilità della cultura francese, a mio avviso, sublime in tutti i suoi aspetti storico-artistici.
Infine, prima e dopo la stesura di questa opera, senti di essere una persona diversa, evoluta a livello stilistico e interiore?
Sì, sicuramente. Scrivere un libro mette in discussione sé stessi continuamente anche grazie allo scambio con i lettori e la rilettura costante di parti del testo. Emotivamente mi sento arricchita dall’aver dato vita a dei personaggi e che alcune persone si siano ritrovate in alcune loro caratteristiche. Mi sento anche più completa stilisticamente perché ho gettato l’orma sul mio selciato: la mia traccia. E condividere con il pubblico le sensazioni è stimolante, ogni singola parola proferita. C’è più consapevolezza in me, ma senza mai abbandonare il mio stilema che è l’abbandono a quel mondo fantastico onirico di cui farò sempre parte.
Francesca Ghezzani