Nel rispetto dei diritti delle persone indagate e della presunzione di innocenza, per quanto risulta allo stato attuale, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio, si comunica quanto segue. La Polizia di Stato di Matera, a seguito di indagini, ha...
Tosta eppure fragile, con una vita sentimentale ingarbugliata, una famiglia d’origine sfilacciata e una grinta pazzesca sul lavoro: è l’ispettrice Nives Bonora la nuova donna “in divisa” della letteratura contemporanea. Cinzia Bomoll, eclettica scrittrice e sceneggiatrice, con La ragazza che non c’era (Ponte alle Grazie) ha arricchito il parterre del filone poliziesco/giudiziario al femminile con una protagonista piena di sfumature.
Nives è figlia di un militare dell’Arma in congedo che da tempo si è rifugiato nell’alcol. La mamma li ha abbandonati e lei è stata cresciuta da nonna Argenta, una persona amabile, affettuosa e protettiva. Con il suo carattere Nives si è fatta spazio in un ambiente tendenzialmente maschile, dove spesso è costretta ad alzare i toni per non soccombere. Ed è costretta anche a dare del lei e a prendere ordini da Brandi, suo superiore in Questura e suo amante. La loro è una storia clandestina, che procede tra alti e bassi, litigi feroci, musi lunghi e notti appassionate.
Con una vita piuttosto sottosopra che inevitabilmente si intreccia con la quotidianità lavorativa, Nives inizia a indagare su un caso più unico che raro.
Una ragazza viene ritrovata morta per un’overdose nell’ospedale psichiatrico abbandonato di Aguscello, nella bassa ferrarese. Non si riesce a capire chi sia. Ma nelle quarantott’ore che passano fra il ritrovamento del corpo e l’inizio degli esami autoptici, la ragazza sparisce. Qualcuno l’ha vista allontanarsi sulle sue gambe: si tratta di un caso di morte apparente.
A poco a poco Nives si ritrova invischiata in una storia perversa, in cui la malavita dell’Europa dell’Est va a braccetto con la migliore borghesia di Ferrara. Il coraggio di Nives, la sua irruenza e una dose di follia la porteranno a osare troppo e risolvere il caso a modo suo, contro ogni attesa e ai confini della legge.
Sullo sfondo di un’Emilia verace, si rimane catturati dalla scrittura per immagini della Bomoll, dai suoi protagonisti descritti in modo così vivido da sembrare reali.
La ragazza che non c’era, il primo giallo dell’Autrice, è la rivelazione del suo talento anche con questo nuovo genere con cui si è misurata.
Ieri e oggi, nella sezione Freestyle alla diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma, viene presentato ‘La California‘, lungometraggio diretto da Cinzia Bomoll. Il film è una produzione Italia-Cile prodotto da Cinzia Bomoll per Amarcord (Italia) e Karina Jury per 17 Producciones (Cile), con la produzione esecutiva di Simone Bachini e Mario Chemello per Apapaja, realizzata con il con il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso la Emilia-Romagna Film Commission, il fondo Ibermedia, Tax Credit Mic.
Cinzia Bomoll, di origini nomadi, cresce in provincia di Bologna, dove si laurea in Materie letterarie, per trasferirsi poi a Roma, a New York, nel deserto del Mojave in California e tornare a Bologna, dove oggi vive. Scrive fin da giovanissima ed esordisce con un racconto incluso nella raccolta Quello che ho da dirvi (a cura di Giulio Mozzi, Einaudi, 1998). Ha pubblicato i romanzi Lei che nelle foto non sorrideva (Fazi, 2006), 69 (Fazi, 2011), Cuori a spigoli (Ianieri, 2019). È anche sceneggiatrice (vincitrice del Premio Solinas 2021) e regista per il cinema e la tv. Ha realizzato tre lungometraggi: Il segreto di Rahil (2007), Let’s dance (2011) e La California (2022).
Rossella Montemurro