L’8 dicembre, in Italia, è una data che segna l’inizio ufficiale del clima natalizio: le città si illuminano, le famiglie decorano l’albero e nelle scuole si respira un’aria di attesa. Ma al di là degli aspetti più visibili, questa giornata porta con sé un significato...

“A partire dai quarantacinque anni, una donna, che è nel pieno della vita attiva, che ha progetti, piani, sogni, responsabilità, comincia lentamente a sentirsi diversa. Ciò che più le stava a cuore le interessa meno, il corpo risponde in modo nuovo all’ambiente circostante e, proprio nel periodo della vita in cui il nostro senso di identità si è realizzato al massimo, perché possiamo cominciare a cogliere i frutti delle nostre scelte o delle nostre rinunce, a poter dire ad alta voce: ‘Sì, questa sono io, sono finalmente ciò che avrei sempre voluto essere’, sorge dal sottosuolo una paura ancestrale, una paura della morte, dell’instabilità, del terremoto: una placca sotto la superficie ha cominciato a spostarsi. (…)”
È uno dei passaggi dell’intenso La donna è mobile. Filosofia della menopausa (Einaudi) della filosofa Gloria Origgi. Una disamina particolareggiata, colta, ricca di rimandi su quella che l’Autrice definisce “un’esperienza trasformativa in senso filosofico, qualcosa cioè che cambia radicalmente il nostro modo di essere nel mondo”. Per questo, abbiamo bisogno di una nuova filosofia, di una nuova epistemologia e di una nuova visione dell’essere donna.
La menopausa è un processo irreversibile con il quale si misurano tutte le donne: con figli o senza, eterosessuali o omosessuali, ricche o povere, occidentali o non occidentali. C’è chi ne viene travolta e chi quasi non se ne accorge o è attenta a “mascherarla” per il ruolo lavorativo apicale che la metterebbe in difficoltà.
La donna è mobile, che pone l’accento anche sull’ignoranza di molti su che cosa sia questa trasformazione (la menopausa, ad esempio, non coincide affatto con la vecchiaia), mette in luce il carattere lento, progressivo, biologico, psicologico e sociale di questo cambiamento.
Come giustamente sottolinea la Origgi, “non tutte le donne vivono la maternità. Ma tutte, dopo aver vissuto la pubertà – un’esperienza ormonale a volte sconvolgente che attraversano anche gli uomini –, vivono questa paura, la menopausa, questo lungo e oscuro viaggio ‘nel mezzo del cammin di nostra vita’ che ci porta all’altra sponda e ci trasforma per sempre”.
Infatti, “(…) la donna in menopausa ha fatto un lungo viaggio solitario: quello della trasformazione. Non è meno donna, anzi, come si è detto, forse è più donna di quanto non sia mai stata. Ma è diversa perché non è più dipendente dallo sguardo degli altri. Ciò che ha vissuto, che ha attraversato nell’indifferenza del mondo, l’ha resa più consapevole di chi è, forse più saggia e finalmente capace di vestirsi la mattina e uscire di casa ignorando il silenzio circostante. Aver fatto un viaggio così profondo, così intenso, come quello della trasformazione, le conferisce esperienza e autorevolezza, due qualità che saranno fondamentali per pensare il suo futuro (…)”.
Ed ecco, grazie al saggio della Origgi, che questa esperienza femminile profonda, “mal compresa, poco raccontata anche dalle migliori scrittrici, spesso vissuta in solitudine, quasi con vergogna”, soggetto tabù per secoli, comincia ad assumere un significato diverso.
L’Autrice è una filosofa italiana che lavora a Parigi, all’Institut Nicod dell’Ecole Normale Supérieure. Si è occupata prevalentemente di epistemologia, filosofia della mente e filosofia sociale. Tra i suoi libri: Qu’est-ce que la confiance? (Vrin 2008), La réputation. Qui dit quoi de qui (Puf 2015, trad. it. La reputazione, Egea 2016); Passions sociales (Puf 2019) e Caccia alla verità (Egea 2022). In Italia ha anche pubblicato l’opera di narrativa La figlia della gallina nera (nottetempo 2008).
Rossella Montemurro

