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Lo sfondo della Storia d’Italia ripercorsa dalla Seconda Guerra Mondiale fino alla Liberazione in una vicenda familiare, privata, raccontata per la prima volta a un ragazzino, l’io narrante, in un improbabile viaggio a bordo di un carro funebre. Io ti porterei (Castelvecchi) di Nicola Mariuccini è il ritratto di “una donna che aveva la fuga nel sangue”, Liboria – per tutti Nilde – la nonna del ragazzo. Nilde “credeva di poter controllare l’impulso, di poterlo domare come si fa coi cavalli ma niente”, era un tipo istintivo, un carattere indipendente che sfidava la vita con coraggio e fierezza.
Nell’Italia degli anni Quaranta Liboria vuole divorziare e cambiare vita. E vuole farlo a tutti i costi. Non saranno i figli né la morale dell’epoca a decidere per lei, a tenerla legata a un luogo, perché a muoverla è la ricerca dell’indipendenza.
Il viaggio da Pergamo, dove erano custodite le spoglie mortali di Nilde, fino a Conca Valbruna (luoghi immaginari), il padre alla guida del carro funebre e il figlio seduto accanto, permette di ricordare le vicende di Nilde, la sua decisione che le costò l’ostracismo: “Il punto di massima solitudine di una donna è equidistante dall’orizzonte verso cui fugge e dal dolore che si lascia alle spalle”.
Sono due generazioni che si confrontano, anche duramente, alla ricerca di un giudizio comune sulla storia della propria famiglia.
I toni sono delicati e non mancano passaggi che strappano un sorriso, come quando il padre, fermandosi in autogrill, decide di portare anche la bara: “L’assurdo stava pian piano assumendo le sembianze della realtà più comune, tutto sembrava normale a quel punto. E tutto dava l’impressione di poter accadere.
La cassiera dell’autogrill, presa alla sprovvista dal nostro ingresso con tanto di cassa da morto al seguito e dalla nostra richiesta di trovarci un tavolo dove poterla appoggiare, ci trovò una soluzione in un angolo del salone ristorante, un po’ isolato ma non nascosto e infatti la gente guardava, oh se ci guardava”.
Nicola Mariuccini esordisce come autore con La prigione di cristallo (Futura Edizioni, 2015). Con Castelvecchi pubblica Nighthawks (2017), Niños (2018) e Avrai vent’anni tutta la vita (2020), di cui scrive anche l’adattamento teatrale (regia di Francesco Bolo Rossini, 2021). Nel 2023 ha curato la drammaturgia dello spettacolo La Pace al tramonto (regia di Francesco Bolo Rossini).
Rossella Montemurro