Lunedì 25 novembre p.v. alle 17.30 nella Sala Laura Battista della Biblioteca provinciale di Matera (ingresso da via Roma), il Soroptimist Club Matera con il patrocinio dell'Associazione Italiana Donne Medico, nell'ambito della Giornata Internazionale per...
Vi confesserò molte volte con la mia “fantasia” ho ricostruito le scene della morte di Gesù raccontate nei Vangeli e molte volte le ho riviste alla moviola, o come si dice oggi, al VAR.
Mi sembra di vedere la soddisfazione di tutti quelli che hanno vinto.
Non vedo i suoi amici, non li vedo più, pure loro lo hanno abbandonato.
Vedo però sua madre, l’apostolo Giovanni e alcune donne che assistono all’agonia che verso le tre del pomeriggio grida: “Padre nelle tue mani affido il mio spirito” (Luca 23, 46) e detto questo muore.
Sento il Centurione che afferma: “Davvero quest’uomo era il Figlio di Dio” (Marco 15, 39).
Contemporaneamente un fariseo, un certo Giuseppe d’Arimatea, va da Pilato a chiedere di poter portare il corpo di Gesù al suo sepolcro invece di farlo buttare nella fosse comune dove finivano tutti i crocifissi.
Il Centurione con i suoi soldati hanno portato a termine il loro mandato di esecuzione.
Gesù è morto veramente.
Dopo averlo comunicato a Ponzio Pilato si sentono dire da questi, che è nervosissimo e pronto per ritornare a Cesarea, che il corpo deve essere consegnato ai familiari.
I familiari, appresa la notizia, vanno a comprare il lenzuolo per avvolgerlo e portarlo al sepolcro, fuori da Gerusalemme.
Gesù ormai morto viene portato al sepolcro.
Viene deposto e la pietra viene rotolata e sigillata: da soli sarà impossibile srotolarla.
Vedo gli ignari e curiosi spettatori tornare a casa. Lo spettacolo è finito.
Con la deposizione di Gesù nella tomba sembra tutto finito ed archiviato.
Ma può finire tutto così?
Possibile che Dio ci abbia illusi?
Possibile che Gesù non terrà la promessa?
Invece la tomba diventa culla di vita nuova, risorta.
“Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme” (Luca 24, 46s).
L’amore di Dio è capace di riciclare tutto, anche l’impossibile.
Quello che nessuno ha mai fatto: ritornare dalla morte, per Gesù è stato possibile, perché il Padre che gli aveva chiesto l’impossibile: morire sulla croce per amore, non lo lascia solo, non lo abbandona in una tomba, ma fa esplodere la vera vita dal luogo dove regna incontrastata la morte.
La Resurrezione di Gesù è l’evento degli eventi, la rivoluzione cha dà origine a un mondo nuovo: il mondo che, illuminato dalla buona notizia della vittoria sulla morte, si apre all’orizzonte felice della vita eterna.
Cristo dopo la sua risurrezione rimette le cose al proprio posto.
Dio ci aveva creati immortali, ma col peccato, nel mondo era entrata la morte, lui la sconfigge e la riporta al suo posto in classifica.
Non in una posizione apicale, ma di bassa classifica, sconfitta e relegata all’ultimo posto.
Il primo tocca alla vita, a Dio che è ricco di misericordia e per amore è stato capace di morire pur di salvare l’uomo al quale in ogni circostanza è capace di dare la salute e la salvezza.
Nicola Incampo
Responsabile dell’IRC e della Pastorale Scolastica della Conferenza Episcopale di Basilicata