La Fondazione Francesca Divella, in collaborazione con il Comune di Matera e l'associazione "Una stanza per un sorriso - Sostiene i pazienti oncologici", è lieta di annunciare la "Giornata della prevenzione senologica e ginecologica", un evento dedicato alla salute e...
Ricordo benissimo, quando andai in Terra Santa, la visita al Lago di Tiberiade, detto anche il Mare di Galilea o lago di Genezaret: è un bacino lacustre di circa 165 Kmq. Misura 21 Km da Nord a Sud e raggiunge 12 Km nella sua massima larghezza.
Tutti sappiamo che si colloca a 210 metri sotto il livello del mare e raggiunge una profondità massima di 44 metri. Le sue acque, molto pescose, sono al centro di una regione lussureggiante, con valli verdi, foreste rigogliose e terre fertili.
Le rive del Lago, abitate già nella preistoria, al tempo di Gesù erano costellate da varie città tra cui Tiberiade, Cafarnao, Magdala, Genezaret, Betsaida e Geresa.
Ebbene mentre ero sulla riva del Lago “rividi” quello che San Matteo racconta con precisione nel suo Vangelo: “Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini». Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono.” (Matteo 4, 18 – 20).
È bello questo episodio perché mette in evidenza il nuovo stile di Gesù: è Gesù che chiama le persone occupate in una loro particolare attività, non solo, ma non dà tempo per tante riflessioni o preparativi.
Gesù chiama e passa oltre senza insistere.
Infatti Pietro ed Andrea capiscono che vale la pena mollare tutto e lo seguono.
Riflettendoci bene il modo di fare di Gesù è un modo di fare completamente diverso dai Rabbini del tempo: infatti essi non chiamavano i discepoli, ma erano gli altri a chiedere di essere accolti come discepoli.
Non solo, i Rabbini sceglievano i candidati più bravi, i più promettenti.
Gesù, invece, chiama persone semplici senza sottoporle ad esami.
Vorrei ricordare inoltre che, nelle scuole rabbiniche, come in quelle filosofiche greche, i discepoli cercavano di apprendere una dottrina ed un metodo per diventare anch’essi maestri.
Non è così invece per chi segue Gesù.
I discepoli di Gesù abbandonano le loro sicurezze, rinnegando perfino la propria stessa vita per annunciare il Regno di Dio, il regno dell’unico maestro Gesù Cristo.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica