L’Azienda Sanitaria Locale di Matera comunica che ieri è stato perfezionato il rapporto contrattuale con le Residenze Sanitarie Assistenziali "Villa Anna" e "Centro Geriatrico" di Matera che consentirà, dal prossimo primo dicembre, di ammettere nelle due residenze...
Oggi, 14 agosto, la chiesa ricorda Padre Massimiliano Kolbe, un vero modello.
Padre Massimiliano Kolbe, nato Rajmund Kolbe, nasce in Polonia l’8 gennaio 1891, a 17 anni entra nel seminario dei frati Conventuali.
Nel 1927 fonda nei pressi di Varsavia la Città dell’Immacolata e stampa la rivista il “Cavaliere dell’Immacolata”.
Nel 1930 parte missionario per il Giappone, ma ritorna per motivi di salute.
Nel febbraio del 1941 Padre Massimiliano Kolbe viene arrestato dalla Gestapo e viene deportato ad Auschwitz.
Assegnato al blocco speciale dei preti, è costretto a lavorare dall’alba al tramonto subendo numerose violenze.
Alla fine di luglio un prigioniero evade, come rappresaglia, altri 10 sono condannati a pagare con la vita.
Arrivato al momento della selezione, l’ultimo scelto è il sergente polacco Francesco Gajowniczek che disperato mormora: “Mia moglie, i miei figli…”
Di fronte a ciò Padre Massimiliano esce dalle file dei risparmiati.
“Cosa vuole questo sporco polacco?”
Risponde: “Sono un prete cattolico. Chiedo di prendere il posto di quel prigioniero” indicando Francesco Gajowniczek.
Miracolosamente il comandante del campo accetta lo scambio e padre Kolbe viene portato nel bunker della fame.
Dopo due settimane padre Kolbe è ancora vivo assieme ad altri tre prigionieri, ma poiché occorre liberare la cella per altre vittime, il 14 agosto 1941 viene ucciso con una iniezione mortale di acido e il suo corpo gettato nel forno crematorio.
La mamma quando seppe della morte del figlio scrisse ai frati questa lettera: “Una sera il mio bambino rincasò tardi, sporco e stracciato. Il papà si arrabbiò molto e quella sera Raimondo saltò la cena. Il giorno dopo lo vidi tutto mogio. Allora sorridendo gli dissi: “Bambino mio che cosa sarà di te?” Raimondo scoppiò a piangere e corse nella sua stanza davanti al quadro della Madonna.
Dopo un po’ uscì pensieroso. Per qualche giorno rimase così: silenzioso con qualche con qualche scoppio di pianto. Non era una cosa normale. Lo presi allora da parte e gli chiesi: “Che cosa succede? Perché quel viso sempre serio?” Raimondo mi rispose esitante: “Mamma, quando mi hai detto cosa sarà di te? Sono andato dalla Madonna e le ho chiesto la stessa cosa: “Cosa sarà di me?” E la Madonna ha aperto le mani e mi ha mostrato due corone: una di fiori bianchi e una di fiori rossi. Mi ha guardato e mi ha chiesto quale volevo. Non so come, ma ho capito che quella bianca rappresentava la purezza, quella rossa il martirio. Io però, non sapendo quale scegliere, gliele ho chiesto tutte e due. La Madonna mi ha sorriso e poi l’ho rivista com’è nel quadro. Dopo questo racconto Raimondo tornò sereno come sempre. Questo fatto non l’ho mai raccontato a nessuno, nemmeno a suo padre. Ma ora che ho saputo come è morto, credo necessario raccontarlo a voi, suoi confratelli”.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica