Lunedì 25 novembre p.v. alle 17.30 nella Sala Laura Battista della Biblioteca provinciale di Matera (ingresso da via Roma), il Soroptimist Club Matera con il patrocinio dell'Associazione Italiana Donne Medico, nell'ambito della Giornata Internazionale per...
Oggi festa della donna vorrei invitarvi a riflettere su Suor Dianna Ortiz morta all’età di 62 anni durante la guerra civile del Guatemala.
Chi era Dianna Ortiz?
Fin da piccola aveva desiderato farsi suora.
Così, appena compiuti 19 anni è entrata nella congregazione delle sorelle Orsoline.
Come prima avventura fu inviata in missione, alla fine degli anni Ottanta, nel Guatemala straziato dalla guerra civile.
Un conflitto durato oltre trent’anni che si è accanito soprattutto sugli indigeni, con cui suor Dianna lavorava.
Proprio perché lavorava con i più poveri, quindi proprio per questa “colpa”, nel 1989, un commando l’ha rapita e seviziata per un giorno intero.
Fu rilasciata grazie all’intervento di un misterioso statunitense che presiedeva alle torture.
Vi sembrerà strano, ma quando, tornata in patria, lo ha raccontato, nessuno le ha creduto.
Dianna, tuttavia, non si è arresa.
Il suo è impegno si è profuso soprattutto nell’assistenza alle vittime di tortura e nel lavoro per la giustizia e per porre fine alla tortura nel mondo.
Nel 1994, Ortiz è diventata un’organizzatrice di base per la Commissione per i diritti umani del Guatemala e nel 1998 ha fondato la Torture Abolition and Survivors Support Coalition International per sostenere l’abolizione della tortura e sostenere le sue vittime.
È entrata nel 2010 a far parte dello staff di Pax Christi USA.
Nel 1996 fece un digiuno di cinque settimane davanti alla Casa Bianca per chiedere la pubblicazione dei documenti che dimostravano il coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra.
Nel 1999, il presidente Bill Clinton chiese pubblicamente scusa ai guatemaltechi per il ruolo svolto dagli Usa nel conflitto.
Vorrei concludere questa riflessione con un brano tratto dal libro “Il Mistero dei Santi Innocenti” del poeta francese Péguy che mette in bocca a Dio questo terribile soliloquio: “Gli uomini preparavano con le guerre tali mostruosità che io stesso, Dio, ne fui spaventato. Non ne potevo quasi sopportare l’idea. Ho dovuto perdere la pazienza eppure io sono paziente perché eterno”.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica