La Fondazione Francesca Divella, in collaborazione con il Comune di Matera e l'associazione "Una stanza per un sorriso - Sostiene i pazienti oncologici", è lieta di annunciare la "Giornata della prevenzione senologica e ginecologica", un evento dedicato alla salute e...
Oggi vorrei fare una riflessione sulla ricchezza e la vorrei fare partendo da un apologo severo, ma delizioso, tratto ancora da Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry.
Antoine de Saint-Exupéry è conosciuto nel mondo per essere stato l’autore del famoso romanzo Il piccolo principe, che nel 2017 ha superato il numero di 300 traduzioni in lingue e dialetti diversi, ed è il testo più tradotto se si escludono quelli religiosi.
Nato a Lione da una famiglia cattolica e di nobili origini, terzo di cinque figli del visconte Jean de Saint-Exupéry e di Marie Boyer de Fonscolombe, rimane orfano di padre a quattro anni, ma trascorre comunque una infanzia felice.
L’apologo è il seguente:
«“Io non conosco un pianeta su cui c’e’ un signor Chermisi.
Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella.
Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni.
E tutto il giorno ripete come te: e si gonfia di orgoglio.
Ma non e’ un uomo, e’ un fungo!”
“Che cosa?”
“Un fungo!”»
Avete mai letto il libro biblico dei “Proverbi”?
Il versetto 28 del capito 11, scrive: “Chi confida nelle sue ricchezze cadrà, ma i giusti sbocceranno come foglie”, cioè chi confida nelle cose diventa come loro, oggetto tra gli oggetti.
Ricordo che da bambino mi piaceva ascoltare le discussioni tra anziani. In uno di queste incontri, un signore disse: “Menomale che la morte non si riscatta”.
Da grande ho capito quale fosse il senso di quella affermazione: l’uomo, pur sapendo che il denaro non può riscattare la sua vita dalla morte, tuttavia non sa darsi tregua nel desiderio di accumularlo. Penso che, come a me anche a voi venga ora in mente la parabola di Gesù a proposito del ricco stolto che, dopo aver riempito i granai e ammassato tanta fortuna, sente quella terribile voce: “Stanotte stessa ti sarà richiesta la tua vita”. Né potrà mancare di venirvi in mente la celebre immagine del cammello e della cruna dell’ago, che Gesù racconta a proposito dell’impossibilità – ove non sia per miracolo – per un ricco di entrare nel Regno dei cieli.
La frenesia del guadagno, il possesso smodato, l’egoismo aggressivo e il successo ad ogni costo che, sempre meno cristiana, la nostra cultura esalta, riducono l’uomo a farsi appena e nulla più che un fungo, a farsi cioè muffa priva di sensibilità, di emozioni, di amore e di verità.
Conviene davvero non dimenticare mai le parole del salmo 49: “… Non temere se vedi un uomo arricchirsi; quando muore non porta nulla con sé …”.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica