Lunedì 25 novembre p.v. alle 17.30 nella Sala Laura Battista della Biblioteca provinciale di Matera (ingresso da via Roma), il Soroptimist Club Matera con il patrocinio dell'Associazione Italiana Donne Medico, nell'ambito della Giornata Internazionale per...
Quando ero piccolo veniva spesso, al mio paese, un frate di nome Fra Marcellino, era frate cercatore cappuccino.
Andava sempre con la bisaccia sulle spalle e salutava tutti.
Tutti gli volevamo bene.
Un giorno, mentre stavamo pranzando, o meglio, stavamo iniziando a pranzare, la mamma aveva fatto i piatti e dovevamo recitare la preghiera, bussò fra Marcellino, mia madre con un cucchiaio tolse a tutti un po’ di pasta e fagioli e fece l’ottavo piatto.
Fra Marcellino si sedette recitò con noi la preghiera e pranzò con noi, cioè mangiò il piatto di pasta e fagioli.
Non ho mai gustato in vita mia pasta e fagioli come quel giorno.
Ecco perché quando parlo di carità mi vengono sempre in mente queste scene che ho visto da bambino.
Poi ho imparato che la Sacra Scrittura dà un significato vastissimo alla parola “carità” o all’espressione “fare la carità”.
San Pietro nella sua prima lettera al versetto 8 del Capitolo 4 afferma “la carità copre una moltitudine di peccati”.
Nel Deuteronomio leggiamo ancora “Sconta con l’elemosina i tuoi peccati”.
Questo significa che aiutare il prossimo, davanti a Dio, è usare misericordia e riconoscersi bisognosi di misericordia.
È proprio così: Dio è misericordioso con noi e noi dobbiamo esserlo con chi ha bisogno del nostro aiuto.
Generosi come?
Fin dove generosi?
Gesù ci dice le parole decisive: “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Matteo 19, 19); “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Giovanni 15, 13).
E qui vengono in mente tanti esempi concreti: i genitori che danno la vita per i figli, i Sacerdoti e le Suore che danno la vita per gli ammalati, i lebbrosi, i bambini abbandonati.
Avete mai riflettuto che molte persone hanno bisogno di affetto, hanno bisogno di essere ascoltate, hanno bisogno di essere incoraggiate.
Non esagero dicendo che la solitudine è la miseria più comune!
Abbiamo messo in programma di “perdere” tempo per il prossimo?
E “perdere” tempo per gli ammalati, per le persone sole?
Una volta mi fermai un po’ a parlare con due africani che vendevano le loro cianfrusaglie: mi informai da dove venivano, dive vivevano, cosa facevano, come si trovavano da noi e via dicendo.
Quando me ne andai uno dei due mi disse: “E’ una delle poche volte che siamo stai trattati come persone”.
Son convinto che pure a voi verranno in mente le parole di Gesù: “In verità vi dico, ogni volta che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me”.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica