La Fondazione Francesca Divella, in collaborazione con il Comune di Matera e l'associazione "Una stanza per un sorriso - Sostiene i pazienti oncologici", è lieta di annunciare la "Giornata della prevenzione senologica e ginecologica", un evento dedicato alla salute e...
Noi insegnanti di religione riceviamo da i nostri alunni, talvolta, domande così strane da richiedere davvero da parte nostra tanta… documentazione.
Ne ricordo, per esempio, e in particolare, specificamente una, la seguente:
“Professore, ma quando gli ebrei conferivano il nome ai bambini?”
Provo a rispondere.
La storia ci dice che i genitori assegnavano il nome al neonato all’atto della circoncisione.
“Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.” (Luca, 2-21).
Il nome dato al bambino aveva sempre un preciso significato all’interno della stessa famiglia.
E’ interessante cercare nella Bibbia i significati dei nomi, cosa che, magari, sarà oggetto di un’altra riflessione.
Per il popolo di Israele la nascita e l’attribuzione del nome ad un bambino erano talmente importanti che a volte ridisegnavano il nome degli stessi genitori che diventavano il “padre di Tizio” e la madre “madre di Caio”.
E’ interessante anche sapere che dopo il parto la madre rimaneva in casa per sette giorni se aveva partorito un maschio, quattordici se si fosse trattato di una femmina.
Ancora: la mamma poteva fare le offerte tradizionali trentatré giorni dopo il parto se si trattava di un bambino, mentre doveva aspettare sessantasei giorni se si trattava di una bambina.
Le offerte tradizionali consistevano in un agnello con un piccione o una colomba come oblazione e per ristabilire l’amicizia con Dio (Cf. Levitico, 12).
In caso di povertà l’agnello poteva essere sostituito con un altro piccione o con una colomba.
C’è anche da sapere che nel caso si trattasse della nascita del primogenito bisognava pagare anche un riscatto di cinque sicli, perché tutti i primogeniti appartenevano a Dio (Cf. Numeri 18, 15-16).
I bambini erano normalmente nutriti al seno delle mamme, se necessario di una nutrice, e ciò continuava per diversi anni (Cf. 1Samuele 1,24).
E’ interessante sapere che si faceva festa anche quando il bambino veniva svezzato (Cf. Genesi 21,8).
Nell’antico Israele, si entrava nell’età adulta a tredici anni.
Nel nuovo Testamento un ragazzo diventava “figlio della legge”ugualmente a tredici anni.
Ricordate quando Gesù fu ritrovato nel Tempio?
Gesù poteva restare nel Tempio perché era nell’età in cui usciva dalla fanciullezza (Cf. Luca 2, 41-49).
Un’ultima curiosità: il matrimonio.
Sovente i rabbini facevano notare come l’avere più di una moglie causava problemi (Cf. Genesi, 30; 1Samuele, 1).
E per adesso, mi fermo qui.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica