Balvano è il paese simbolo della devastazione del terremoto del 23 novembre 1980. Oggi, come ogni anno, la comunità si ferma per ricordare le vittime di quella tragica notte. La giornata di commemorazione inizia con una messa solenne nella chiesa ricostruita di Santa...
E come potevamo non cantare (Altrimedia Edizioni) di Gianpaolo Anderlini si è classificato al secondo posto nella sez. A “Poesia edita in italiano e dialetto” nell’ambito della XX edizione del concorso “Il Sentiero dell’Anima” indetto dal Centro Culturale Il Sentiero dell’Anima e Le Edizioni del Rosone, con il patrocinio del comune di San Nicandro Garganico e San Marco in Lamis.
Il volume è stato pubblicato da Altrimedia Edizioni nei mesi scorsi dopo aver vinto la sezione Poesia del Premio letterario nazionale Liberalia “La città dei Sassi” – VI edizione promosso dall’Associazione Liberalia in collaborazione con la casa editrice materana.
La devastazione della guerra in Ucraina – in “presa diretta” o filtrata dalle immagini televisive, nelle parole dei civili che la subiscono o dei militari che la portano avanti – e l’auspicio, forse solo un sogno, di mettere le “radici nella pace”. Nella silloge E come potevamo non cantare di Gianpaolo Anderlini la poesia diventa un ulteriore strumento per scuotere le coscienze e aprire gli occhi sul tormento della guerra. Pianto senza consolazione. Domanda senza risposta. Attesa senza speranza. Di fronte a ciò che sta accadendo, la domanda che ci dobbiamo porre non è tu da che parte stai ma da che parte sta la poesia. La poesia sta dalla parte della vita.
Questi i versi di Ho messo le radici nella pace: “anche se i cuori sono pietra sorda / getta comunque semi e non temere / che si perdano senza germinare / non c’è deserto in cui non sbocci vita / e non c’è pietra che non abbia almeno / una fessura per un seme pronto / ad attecchire ovunque ed a mettere / radici forse ci sarà domani / un luogo e un cuore che di nuovo pensi / un pensiero di pace e porti frutto”.
Gianpaolo Anderlini, nato nel modenese ove tuttora risiede, si dedica a studi sull’ebraismo e alla poesia. È redattore della rivista QOL che si occupa del dialogo ebraico-cristiano. Tra i saggi pubblicati: I quindici gradini. Un commento ai Salmi 120-134 (Giuntina 2012), Giainisti e Sikh (Emi 2015), Per favore non portateli ad Auschwitz (Wingsbert 2015), Niente di nuovo sotto il sole. Quando la Shoà sarà solo una pagina di storia (o di narrativa) (Mimesis 2020), Perché Dio non ci ascolta? (Qiqajon 2020), Angelo Fortunato Formíggini. Uno dei meno noiosi uomini del suo tempo (Aliberti 2021). Tra le sillogi poetiche: Giobbe. Opera in versi (Fara 2018), Distopie (Fara 2020), Versi di/versi. Diario poetico ai tempi del coronavirus (Fara 2020), Variazioni (Fara 2021), Devarìm acherìm (Parole altre) (Fara 2022), De rerum natura (Pegasus, 2022).