venerdì, 22 Novembre 2024

A seguito di una vasta ed articolata attività di indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza e condotta dalla Polizia di Stato di Potenza e Matera, si è proceduto all’esecuzione, nel corso delle indagini preliminari, sul territorio di Policoro e provincia ed in altri Comuni della provincia di Bari, di 24 provvedimenti cautelari personali, di cui 14 della Custodia Cautelare in Carcere e 10 Obblighi di Dimora e di Presentazione alla P.G., emessi dal Gip del Tribunale di Potenza in sede Distrettuale.

Al riguardo, questa mattina il Procuratore della Repubblica ha tenuto una conferenza stampa nel Palazzo di giustizia a Potenza.

L’attività investigativa sul territorio, in particolare, è stata effettuata dalla SISCO e dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Potenza e Matera, nonché dal Commissariato di P.S. di Policoro (MT), con il supporto e la collaborazione degli agenti delle Squadre Mobili di altri capoluoghi d’Italia e dei Reparti Prevenzione Crimine “Basilicata”, “Calabria Centrale” di Vibo Valentia, “Calabria Settentrionale” di Cosenza, “Calabria Meridionale” di Siderno.

Le investigazioni della polizia giudiziaria sono state avviate nell’anno 2019 al fine di disvelare l’esistenza e l’operatività di una associazione criminale di tipo mafioso – da tempo dedita alle estorsioni e alla commissione di altri delitti contro il patrimonio e contro la persona – attiva sul territorio del Comune di Policoro, strettamente collegata ai clan di Policoro, di Montescaglioso (MT), di Potenza, oltre che alle cosche della ‘ndrangheta calabresi e sodalizi mafiosi pugliesi.

Nel medesimo contesto investigativo, inoltre, si  accertava a livello di gravità indiziaria l’esistenza di un’omologa associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, coincidente nella base soggettiva con la prima; entrambe le organizzazioni farebbero capo a due fratelli, uno dei quali nel frattempo deceduto per cause naturali, dedite alla compravendita di consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo “cocaina”, “eroina” e “hashish”, nonché alla coltivazione, trasformazione e commercio della “marijuana”, con una imponente “piazza di spaccio” gestita sul territorio di Policoro, con un portfolio “clienti” di circa 100 unità.

Numerose sono state anche le attività di riscontro effettuate nel corso delle indagini che hanno consentito di pervenire al rinvenimento e sequestro di droga e all’individuazione dei diversi canali di rifornimento delle sostanze stupefacenti, tra i quali emergevano nonché ulteriori e specifici canali di rifornimento attivati con trafficanti materani e pugliesi. Per come emerso dalle indagini, inoltre, ulteriori canali di rifornimento delle sostanze stupefacenti venivano attivati anche con soggetti, che sulla base delle indagini svolte, risultano operanti nel quartiere “Japigia” di Bari, portatisi ripetutamente nella zona del metapontino per riscuotere le somme di denaro vantate per consegne eseguite anche a credito nei riguardi di un indagato residente in loco.

Inoltre, l’indagine è stata arricchita anche dal contributo delle dichiarazioni etero ed auto accusatorie rese da alcuni collaboratori di giustizia che hanno consentito di consolidare la validità dei risultati investigativi raggiunti nonché di acquisire, dall’interno degli stessi ambienti di criminalità organizzata, ulteriori elementi di conoscenza relativamente all’insieme dei fatti delittuosi accaduti anche con specifico riferimento alle affiliazioni di tipo ndranghetista.

In definitiva, si tratta di un esteso quanto grave ed eterogeneo quadro investigativo, ricostruito sulla base di  più “strumenti d’indagine”che hanno consentito di dimostrare in fase cautelare, l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti ex art. 74 DPR 309/90, aggravata dal metodo mafioso ex art. 416 bis 1 c.p., rispetto alla quale venivano accertate specifiche condotte illecite ex art. 73 DPR 309/90 o ancora delitti di porto e detenzione di armi da fuoco il cui disvalore appare indubbiamente accresciuto dalla connotazione associativa del predetto sodalizio, avendo il Gip ritenuto  non sufficientemente dimostrata la sussistenza del delitto di associazione mafiosa.

Conclusivamente, fatto salvo il principio di presunzione di non colpevolezza, le numerose misure restrittive adottate a valle delle indagini, sulla base di grave indizi di colpevolezza, che ovviamente dovranno essere vagliati in fase dibattimentale, rappresentano un ulteriore tassello della complessiva azione di contrasto alla criminalità organizzata lucana, che la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza sta conducendo sul territorio, grazie anche all’apporto della Polizia di Stato.

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