Lunedì 25 novembre p.v. alle 17.30 nella Sala Laura Battista della Biblioteca provinciale di Matera (ingresso da via Roma), il Soroptimist Club Matera con il patrocinio dell'Associazione Italiana Donne Medico, nell'ambito della Giornata Internazionale per...
A Grassano il 22 settembre si festeggia Sant’Innocenzo, patrono di questo paese.
Ricordo di aver rivolto a Monsignor Angelo Mazzarone perché Grassano festeggiasse proprio questo Santo.
Questi mi rispose che era sto un Canonico della Cattedrale di Grassano a proporlo al Vescovo di quel tempo.
Ecco la storia di questo martire.
Tra il 293 e il 305, cioè durante l’impero di Diocleziano e Massimiano,
fra le legioni romane ce n’era una chiamata «Legione Tebea».
Questa legione era composta di 6600 uomini, tutti cristiani, pieni di tanta fede da sembrare una comunità religiosa.
Tra questi legionari c’era un certo Innocenzo.
La storia ci dice che l’esercito romano non aveva legione migliore di questa, perchè quelli che sono veramente cristiani, sono sempre i più diligenti nel compiere il loro dovere.
Capo di questa legione era un certo Maurizio.
Era figlio di soldato e quindi si era cresciuto tra i militari, però era noto a tutti per la sua fede in Cristo Gesù.
Un giorno Maurizio ricevette ordine dall’imperatore di recarsi in Italia, per unirsi al resto dell’esercito romano e andare nelle Gallie contro i Bagaudi, contadini, pastori e nomadi della Gallia, ancora legati alle loro tradizioni celtiche. Maurizio, come sempre in tutte le cose che non si opponevano alla legge di Dio, accettò l’incarico: venne in Italia, e s’incamminò verso la Gallia con la sua legione.
Giunti nella Valesia presso Agauno, l’imperatore ordinò una sosta, durante la quale dispose che tutti i soldati assistessero ai sacrifici e giurassero di far strage di tutti i Cristiani.
Maurizio ed i suoi legionari si rifiutarono, disposti a morire anzichè offendere Dio.
Massimiano allora ordinò che la legione fosse decimata; e saputo che gli altri erano rimasti fermi nel loro proposito, ne ordinò una seconda.
I legionari, mandarono all’imperatore questa protesta: «Signore, noi siamo vostri soldati, ma nello stesso tempo servi di Dio e gloriandoci di questo, ne facciamo una spontanea confessione. A voi dobbiamo il servizio militare, a Dio l’innocenza; da voi riceviamo lo stipendio, da Dio abbiamo ricevuto la vita. Non possiamo dunque ubbidirvi offendendo Dio, Creatore e Padrone nostro e vostro, ancorchè ricusiate di riconoscerlo per tale. Vi offriamo le nostre persone contro qualsivoglia nemico, ma non contro innocenti. Voi ci comandate di perseguitare i Cristiani; eccoci qui: noi siamo cristiani e confessiamo Iddio Padre, autore di tutte le cose, e Gesù Cristo, suo Figliuolo. Abbiamo le armi in mano, ma non faremo resistenza, perchè amiamo più morire innocenti, che vivere colpevoli».
Questa protesta inferocì Massimiano, che comandò ad un’altra legione di circondare la Tebea, e di uccidere tutti quelli che persistevano a confessare il nome di Gesù. Quei prodi, volendo, avrebbero certamente potuto difendersi con le armi, ma preferirono dare la vita per Gesù Cristo, ed in breve tempo furono tutti trucidati!
Naturalmente anche Innocenzo fu trucidato.
Tra gli scampati all’eccidio vi era Sant’Alessandro, che successivamente divenne vescovo di Bergamo.
Grassano è orgogliosa di festeggia Sant’Innocenzo martire, perché questo’uomo ha dimostrato che dobbiamo vivere per salvarci l’anima e non per avere successo.
Nicola Incampo
Responsabile Regionale per l’IRC e la Pastorale Scolastica della Conferenza Episcopale di Basilicata