Il rapporto Agenas sulle Aziende Sanitarie italiane, relativo all’anno 2023, che colloca l’ASM tra le meno performanti, merita un approfondimento poiché fotografa una situazione riveniente da un passato di avvicendamenti gestionali che non sempre ha permesso di...
“(…) Lo sapeva, sapeva che alla fine sarebbe successo tutto questo. Sapeva di non poter fare affidamento sulla fiducia negli esseri umani. Si rese conto, tutto d’un tratto, che il problema non era mai stato gestire quei bambini invecchiati male: il problema era, da sempre, guardarli per come erano davvero. Riusciva vagamente a intuire che ognuno di loro si portava dentro qualcosa di strano e insolubile. Erano tutti come lei: incasinati fino al midollo, cresciuti in un quartiere che li aveva nutriti severamente e poi buttati in diverse parti del mondo. Erano tutti esuli e sopravvissuti alla cattiveria che era stata imposta loro: sei poco maschio, troppo maschio, troppo femmina, poco femmina; troppo grassa, troppo magra, troppo debole, troppo violento; troppo bella e troppo brutta, troppo timido e troppo egocentrico. Sin dai loro undici anni, avevano convissuto con l’idea di essere sbagliati e, soprattutto, di non essere se stessi. (…)”
È racchiuso in questo passaggio il senso del romanzo La cena (Giraldi Editore) di Martina Riccio, un libro che nasce per creare un dibattito, per aprire gli occhi e per smuovere le coscienze di chi silentemente osserva senza intervenire.
La protagonista è la ventottenne Giulia che il giorno del suo compleanno, riceve un inaspettato invito per una cena tra ex compagni delle Medie. Lei, che ha passato anni a cercare di dimenticare quelle persone che l’avevano perseguitata, rendendola vittima di bullismo, scherzi atroci e facendo sì che la scuola rappresentasse un inferno, dopo un po’ di titubanza – perché quell’invito, giustamente, non ha voglia di accettarlo – alla fine si ritrova accanto agli aguzzini del passato. Ognuno di loro, però, è cambiato: se i ricordi riaffiorano indelebili intrecciandosi al presente con lunghi e dolorosi flashback – anche sui singoli personaggi –, gli uomini e le donne con cui si ritrova a cena portano addosso nuovi fardelli, rivelazioni sconvolgenti (non era stata Sara, di cui era agnello sacrificale, a scrivere a caratteri cubitali sul muro della scuola una frase infamante ma una ragazza che era certa fosse sua amica), percorsi improbabili ormai intrapresi. Alcuni sono un fiume in piena, altre sembrano perse e intrappolate in vite non scelte, qualcuno dissimula. A distanza di vent’anni, Giulia si confronta con un’inaspettata rivincita, quasi un ribaltamento di ruoli.
Pienamente raggiunto l’obiettivo narrativo di questo libro, grazie soprattutto allo stile quanto mai diretto dell’Autrice: mostrare al lettore la complessità che sta al di sotto di superfici ed eventi apparentemente cristallini e affrontare temi come il bullismo, il revenge porn, l’omofobia, lo stigma sull’aborto (sono pagine, queste, particolarmente toccanti), la violenza di genere.
Scrive Raffaella Viola (sociologa, mediatrice familiare e scolastica) nella prefazione: “La cena, attraverso la narrazione di quelle che io chiamo “storie di ordinario bullismo”, ci permette di guardare, senza veli, la fatica del crescere degli adolescenti e dei giovani ragazzi del nuovo millennio; ognuno con le proprie paure, debolezze, ma anche ricchezze e particolarità. Storie “purtroppo” ormai ordinarie (considerate “normali”) che non uccidono, non fanno audience, ma che segnano – vittime e “bulli” in egual misura – non solo l’adolescenza, ma anche la vita futura di giovani e di adulti”.
La postfazione è firmata da Benedetta La Penna, attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, impegnata nella divulgazione femminista.
Martina Riccio vive a Roma dove è nata nel 1989. Molto conosciuta su Instagram, da sempre appassionata di scrittura, nel 2018 inizia ad esporsi sul web cercando nel suo piccolo di fare divulgazione su temi come il bullismo e le discriminazioni. Entra in contatto con tante realtà, associazioni, che la sostengono e con le quali cresce sia a livello culturale che personale. Una rete di donne che ormai sono come sorelle, a volte lontane geograficamente ma sempre vicine, unite da un legame di scambio continuo e formativo. Grazie a questa crescita personale, decide di aprire finalmente il cassetto e riprendere in mano il suo sogno, quello di scrivere. Nonostante le difficoltà quotidiane e la precarietà della vita, Martina è una donna appagata ma sempre in continua lotta per un mondo più inclusivo e meno discriminante.
Rossella Montemurro