Si è svolta questa mattina, presso la Sala Ottagonale della Tenuta Gala di Acerenza, la celebrazione dei vent’anni di attività del Centro di Riabilitazione “Don Michele Gala – Don Gnocchi”, una delle strutture di riferimento della Fondazione Don Gnocchi in Basilicata....
Sfruttamento, povertà, giustizia: nel 1891 Papa Leone XIII scriveva un’enciclica che ha cambiato il modo di vedere il lavoro. Oggi, quel messaggio parla ancora a giovani, studenti e lavoratori.
Nel 1891, l’Europa era in piena trasformazione. Le città crescevano rapidamente, le fabbriche spuntavano ovunque, e milioni di persone abbandonavano le campagne per cercare lavoro nei centri industriali. Ma dietro al progresso si nascondevano tante sofferenze: operai sfruttati, bambini costretti a lavorare, condizioni disumane, zero diritti. In questo contesto, Papa Leone XIII decise di prendere posizione. Il 15 maggio 1891 pubblicò l’enciclica Rerum Novarum (“Delle cose nuove”), una lettera rivolta non solo ai cristiani, ma a tutta la società. Un testo coraggioso, che per la prima volta nella storia della Chiesa affrontava il tema del lavoro con uno sguardo moderno, schierandosi a favore dei più deboli.
La Rerum Novarum è un documento lungo e articolato, ma i suoi messaggi principali si possono riassumere in cinque punti fondamentali:
1. La dignità del lavoro
Il Papa afferma che ogni lavoratore merita rispetto e un salario sufficiente per vivere con dignità. Il lavoro non è una merce, ma un’espressione della persona.
2. Il diritto alla proprietà privata, ma con responsabilità
La Chiesa non è contro la proprietà privata, ma ricorda che chi possiede beni deve usarli anche per il bene degli altri. Non si può accumulare ricchezza ignorando la povertà.
3. Il ruolo dello Stato
Lo Stato non deve restare neutrale. Deve intervenire per proteggere i lavoratori, soprattutto i più poveri, e creare leggi giuste. Non basta il libero mercato.
4. Il diritto di associarsi
I lavoratori devono essere liberi di unirsi in sindacati per difendere i propri diritti e migliorare le proprie condizioni.
5. La collaborazione tra le classi
Invece di lottare tra ricchi e poveri, la Rerum Novarum invita a collaborare. Solo con il dialogo e il rispetto si può costruire una società giusta.
All’epoca, la posizione della Chiesa fu accolta con sorpresa. Alcuni pensarono che fosse troppo “moderna”, altri la accusarono di voler frenare il progresso. In realtà, Papa Leone XIII cercava una terza via tra due estremi: il capitalismo selvaggio che sfruttava i lavoratori, e il socialismo rivoluzionario che voleva eliminare la proprietà privata e spesso negava la religione.
La Rerum Novarum proponeva un’alternativa: costruire una società basata sulla giustizia, la solidarietà e il rispetto della persona. Perché ci riguarda ancora? Potrebbe sembrare solo un vecchio documento, ma i problemi descritti dalla Rerum Novarum non sono affatto superati. Oggi si parla ancora di:
- Lavoro precario
- Salari bassi
- Diritti negati
- Condizioni di lavoro pericolose
- Povertà crescente, anche nei paesi ricchi
La pandemia, la crisi climatica e i conflitti hanno reso ancora più evidente la necessità di ripensare il mondo del lavoro. In questo senso, il messaggio di Leone XIII resta attuale: serve un’economia che metta al centro le persone, non il profitto. La Rerum Novarum ha aperto la strada a tutte le encicliche sociali successive, da Quadragesimo Anno (1931) a Centesimus Annus (1991), fino alla Fratelli Tutti di Papa Francesco. Tutti questi documenti continuano a sviluppare quel primo seme piantato nel 1891. Per chi oggi studia, cerca lavoro o sogna un futuro migliore, la Rerum Novarum è un invito alla responsabilità. Non solo a pretendere diritti, ma anche a partecipare attivamente alla costruzione di una società più giusta. Perché, come diceva Papa Francesco, “nessuno si salva da solo”. Anche a 130 anni di distanza, una vecchia enciclica può ancora insegnare molto. Basta saperla ascoltare.
Nicola Incampo

