Pubblichiamo il testo del Messaggio alle Autorità civili e militari che mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, Vescovo della Diocesi di Cesena-Sarsina, ha pronunciato questo pomeriggio nella Piazza del Popolo di Cesena, prima della Messa solenne di inizio del suo ministero....
L’altro giorno un mio ex alunno mi ha chiesto: “Perché non scrivi qualcosa sulla profezia di Malachia”?
La Profezia di Malachia è un testo che, secondo la tradizione, avrebbe predetto i papi futuri della Chiesa cattolica, partendo dal Papa Celestino II, che divenne papa nel 1143, fino all’ultimo papa, identificato da alcuni con il nome di “Petrus Romanus”, ossia “Pietro Romano”. La profezia è attribuita a San Malachia, un arcivescovo irlandese del XII secolo, ma l’autenticità della sua origine è ampiamente dibattuta tra storici e teologi. Secondo la leggenda, San Malachia avrebbe avuto una visione durante un viaggio a Roma nel 1139, nel quale avrebbe visto l’intera successione papale fino alla fine dei tempi. Dopo aver avuto questa visione, Malachia avrebbe scritto una lista di 112 papi, ognuno descritto con una breve frase che, apparentemente, ne riassumeva le caratteristiche, gli eventi significativi o i simboli a lui associati. Questa lista sarebbe stata conservata in un manoscritto e sarebbe rimasta sconosciuta fino a quando, nel 1590, il teologo e storico romano Arnoldo di Wion la pubblicò nel suo libro Lignum Vitae (“L’albero della vita”). La pubblicazione di Wion ha suscitato grande interesse, ma non esiste alcuna prova documentaria che la profezia fosse stata redatta da San Malachia stesso, e molti storici ritengono che essa sia un’invenzione successiva. Alcuni studiosi suggeriscono che la profezia sia stata scritta intorno al 1595 da un autore anonimo, con l’intento di collegare la successione papale alle circostanze politiche e religiose dell’epoca. La Profezia di Malachia è composta da 112 brevi frasi, ciascuna delle quali descrive un papa con un motto che, apparentemente, si riferisce a eventi, caratteristiche personali, o simboli associati alla sua figura. La prima frase riguarda Celestino II (1143–1144), mentre l’ultima descrive il papa finale, spesso interpretato come il papa che precederà la fine dei tempi. Le frasi sono ambigue e molto generiche, il che ha permesso che siano state interpretate in modi diversi nel corso dei secoli. Alcune sono considerate particolarmente enigmatiche, tanto che vari studiosi e commentatori nel corso della storia hanno cercato di trovare corrispondenze tra i motti e i vari papi che si sono succeduti. Tuttavia, la maggior parte delle interpretazioni rimangono controverse. Le interpretazioni della Profezia di Malachia sono molto diverse. Alcuni vedono nelle frasi profetiche una precisa previsione dei papi e dei loro regni, mentre altri ritengono che le descrizioni siano talmente vaghe da poter essere adattate a qualsiasi papa. Altri ancora ritengono che le profezie siano state redatte retroattivamente per adattarsi alle circostanze storiche e ai papi già in carica al momento della loro pubblicazione. Una delle frasi più significative riguarda l’ultimo papa, il Petrus Romanus. La descrizione di questo papa è particolarmente interessante, in quanto parla di un papa che guiderà la Chiesa durante un periodo di grande tribolazione e di difficoltà, fino alla fine del mondo. La frase completa recita: “In persecutione extrema, S.R.E. sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus: quibus transactis, civitas septica diruetur, et iudex tremendae ultionis iudicabit populum suum. Finis.” (“Nell’estrema persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro Romano, che pascerà le pecore in molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta, e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.”)
Questa frase è stata interpretata in vari modi: alcuni ritengono che “Petrus Romanus” si riferisca a un papa che verrà dal popolo romano o che avrà un legame speciale con Roma; altri lo vedono come una metafora del papa che guiderà la Chiesa durante la fine dei tempi, in un periodo di grande persecuzione. L’interpretazione di questa frase ha alimentato molte speculazioni su quale papa possa essere identificato con “Petrus Romanus” e quando avverrà l’evento finale. L’autenticità della Profezia di Malachia è un argomento di grande dibattito. Non esistono prove concrete che San Malachia sia l’autore del testo, e molti storici ritengono che la profezia sia stata scritta nel tardo XVI secolo, durante un periodo di grande turbolenza per la Chiesa cattolica, in particolare sotto il papato di Papa Clemente VIII (1592–1605).
Questo periodo era segnato da conflitti interni, da problemi politici e dalla Controriforma, e alcuni suggeriscono che la profezia fosse una reazione alla situazione di instabilità che la Chiesa stava vivendo. Alcuni studiosi, inoltre, sostengono che la profezia potrebbe essere stata scritta per rafforzare la legittimità dei papi della Controriforma e fornire un senso di continuità e di stabilità, collegando il papato a una lunga successione di papi predetti. In ogni caso, l’assenza di una documentazione antecedente alla pubblicazione del testo da parte di Wion nel 1590 rende difficile stabilire se Malachia sia veramente l’autore della profezia. Nonostante le controversie sulla sua autenticità, la Profezia di Malachia ha suscitato un grande interesse popolare, soprattutto nei periodi di transizione papale.
Ogni volta che un nuovo papa viene eletto, i media e il pubblico tendono a fare riferimenti alle frasi della profezia per cercare di identificare il futuro pontefice. Ad esempio, dopo la morte di Papa Giovanni Paolo II nel 2005, alcune persone hanno cercato di collegare il nuovo papa, Benedetto XVI, alla descrizione della profezia. Il crescente interesse verso la profezia ha anche portato alla creazione di libri, articoli, documentari e discussioni in cui si cerca di trovare corrispondenze tra i papi passati e le descrizioni contenute nel testo. Questo ha alimentato l’idea che la profezia potesse avere una validità storica e mistica. Questo significa che la Profezia di Malachia rimane un argomento affascinante di discussione, ma la sua veridicità è ampiamente contestata.
Sebbene le sue frasi possano sembrare sorprendentemente accurate in alcuni casi, molti storici ritengono che esse siano troppo vaghe e generiche per poter costituire una previsione autentica. La sua interpretazione continua a stimolare l’immaginazione popolare, e la figura del “Petrus Romanus” continua a essere oggetto di speculazioni, rendendo la profezia un interessante fenomeno culturale piuttosto che una vera e propria previsione del futuro.
Nicola Incampo