Con l’apertura della “Porta Santa” di S. Pietro in Vaticano la sera della vigilia di Natale, è iniziato l’Anno Santo, il 35° nella storia della Chiesa cattolica, un evento che attraverso i pellegrinaggi alle chiese giubilari, le opere di carità ed i momenti di...
Se sei donna, il mestiere di giornalista è più “pericoloso”.
Significa essere esposte più facilmente a pregiudizi, discriminazioni, violenza sessista e, talvolta, molestie. Quello che è emerso dalle storie raccontate dalle quaranta giornaliste intervistate dalla collega Valentina Cristiani per Non chiamateci quote rosa (Pathos Edizioni) è che ancor oggi molti credono che la ragazza in tribuna stampa o sugli spalti stia guardando non la partita ma i giocatori perché è innamorata di loro, che vengano assunte giornaliste esclusivamente sulla base delle misure/bellezza estetica e non delle competenze, oltre a critiche sessiste (non di merito ma su preconcetti) verso telecroniste, e allenatori che, contestati da una giornalista, rispondono chiamandola “signorina”, proseguendo con fare paternalistico. E si potrebbe continuare all’infinito, aumentando la gravità.
Il libro tratta anche la disparità di genere all’interno delle redazioni – siano esse televisive, giornalistiche, o radiofoniche. Nonostante alcuni passi avanti rispetto al passato, le giornaliste continuano a scontrarsi con scogli che caratterizzano pressoché ogni salotto, programma, o giornale: la mancanza di ruoli apicali (sono rarissimi i casi) e il paternalismo che le relega a spalla della controparte maschile. Quello che le giornaliste chiedono sono le “pari probabilità”, ovvero le stesse possibilità previste per gli uomini di fare carriera o arrivare a ricoprire determinate posizioni apicali.
Per onestà intellettuale nel libro viene anche riconosciuto che, molto spesso, il problema sono le donne stesse, invidiose le une delle altre, che non riescono a fare squadra. Ma non solo. Molte donne si adeguano al sistema che le fa sentire “corpi estranei” e all’ennesimo episodio discriminatorio accettano il ruolo della “vetrina” o, peggio ancora, mollano tutto.
Il libro contiene la prefazione di 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐠𝐢𝐚 𝐑𝐨𝐬𝐬𝐢 (giornalista, conduttrice Dazn), l’introduzione di 𝐏𝐚𝐨𝐥𝐚 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐚𝐫𝐢 (giornalista, conduttrice Rai) e la postfazione di 𝐅𝐞𝐝𝐞𝐫𝐢𝐜𝐚 𝐂𝐚𝐩𝐩𝐞𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐢 (giornalista, Presidente della Divisione di Calcio Femminile FIGC). Nel manoscritto sono presenti oltre 40 interviste a note giornaliste che raccontano la loro esperienza tra pregiudizi, discriminazioni e molestie.
Il libro verrà presentato alla Feltrinelli di Genova il 9 Gennaio alle ore 18 insieme alla moderatrice Stefania Secci, all’assessore alle Pari Opportunità del Comune di Genova Francesca Corso e alle due giornaliste genovesi di Telenord, Carlotta Nicoletti e Carolina Barneri.
Valentina Cristiani, giornalista pubblicista bolognese, genovese di adozione, classe 1981. Ha due amori martellanti che formano un’unica colonna sonora: le parole e lo sport. Scrivere è parte del suo DNA fin dalla tenera età.
Ama fotografare con la penna le emozioni che colorano lo sport.
Lavora per la Federvela, è Responsabile di un portale calcistico, scrive articoli di giornale per quotidiani, ha lavorato come redattrice, conduttrice e opinionista inTV e in Radio.
Questa è la sua terza fatica letteraria, dopo Calciatori? No, grazie! e Goal a 4 zampe, presentati a La vita in diretta, La Domenica Sportiva, TG3, 7Gold,
Sportitalia, Rai Radio1 e con interviste dedicate sui settimanali GENTE e VISTO.