Balvano è il paese simbolo della devastazione del terremoto del 23 novembre 1980. Oggi, come ogni anno, la comunità si ferma per ricordare le vittime di quella tragica notte. La giornata di commemorazione inizia con una messa solenne nella chiesa ricostruita di Santa...
Oggi vorrei fare una riflessione sulla felicità.
C’è un momento nella vita in cui tutti noi facciamo esperienza di pienezza goduta.
E la vorrei fare con una poesia di Robert Browning.
Robert Browning, nato il 7 maggio 1812 e morto a Venezia il 12 dicembre 1889, è stato un poeta e drammaturgo britannico marito della poetessa Elizabeth Barrett Browning, la cui grande abilità con i componimenti drammatici, soprattutto monologhi drammatici, lo ha reso uno dei più importanti poeti della letteratura vittoriana.
Figlio primogenito di Robert e Sarah Wiedemann Browning, il padre era un uomo di grande intelligenza ed allo stesso modo di buon carattere.
Impiegato ben retribuito della Banca di Inghilterra, il padre riuscì ad accumulare in una biblioteca circa 6000 libri, molti dei quali poco noti ed arcani.
Di conseguenza Robert ebbe un’infanzia ricca di risorse letterarie.
Sua madre, alla quale egli era profondamente affezionato, era una fervente anticonformista, figlia di un armatore tedesco, e fu allo stesso tempo intellettualmente e moralmente degna del suo affetto.
L’unico membro ulteriore della famiglia era una sorella più giovane, altrettanto dotata di gran talento, che fu la comprensiva compagna dei suoi ultimi anni. Essi vissero con semplicità, ma suo padre spinse gli interessi di Robert nel campo letterario ed artistico.
Durante la sua infanzia si distinse per l’amore per la poesia e la storia naturale. All’età di dodici anni scrisse un libro di poesie che distrusse quando non trovò un editore. Dopo aver frequentato una o due scuole private, ed aver dimostrato un incredibile disprezzo nei confronti della vita scolastica, la sua istruzione fu affidata ad un precettore.
Attraverso la madre ereditò qualche talento musicale, e compose arrangiamenti di alcune musiche.
La poesia è la seguente
La stagione è la Primavera.
Il giorno è sul primo mattino,
Il mattino è verso le sette.
Rugiada è sul colle giocondo.
L’allodola è in alto, leggera,
La chiocciola è sempre uno stelo,
Iddio sta nel suo cielo.
E tutto va bene nel mondo.
Alle sette di un mattino di primavera.
Qui il poeta racconta il suo momento.
Sul colle felice, in quell’ora felice, tanta rugiada.
Dentro si annida e rimane una profonda nostalgia.
Così è la vita.
Tremava buonissimo il sorriso di Dio.
Fra estasi goduta ed estasi possibile.
Nicola Incampo