"(…) a un certo punto, quando pensavo di aver trovato quello che di solito chiamiamo equilibrio e che io preferisco definire un accettabile compromesso, sei apparsa e mi hai comunicato che stavo sbagliando tutto, cioè, che esisteva una parte di me ancora desiderosa di...
Sono passati vent’anni dal vulcanico Mosca più balena (minimum fax), la raccolta di racconti pluripremiata – tra i tanti riconoscimenti anche il Campiello Opera Prima – che segnò l’esordio di una giovane e talentuosa scrittrice napoletana: oggi, Valeria Parrella in Piccoli miracoli e altri tradimenti (Feltrinelli) si conferma una penna splendida, una narratrice originale che ha uno stile sempre estremamente elegante e raffinato.
C’è di nuovo la sua Napoli, con tante contraddizioni, nella quale anche i personaggi più stravaganti riescono a trovare un senso. E ci sono tante donne: chi fa i conti con una maturità che non si rivela poi così male, anzi forse pure migliore dell’adolescenza, come Antonella, preside che ha scelto di non tingersi più i capelli, la protagonista del racconto d’apertura, Mamma; chi, come Margherita, vive l’infanzia in una famiglia sfilacciata nella quale la madre si ostina a fare buon viso a cattivo gioco, con incredibile stoicismo (Caffè); una barbona additata da tutti, Rosaria, salvo poi rimanere sulla coscienza delle stesse persone che la emarginavano, accade in Tempo nostro…
È nella vita quotidiana che la Parrella coglie e cattura spunti, assecondando un unico leitmotiv che poi è il filo conduttore del suo libro: il tradimento, afferma l’Autrice, “subìto o inferto, da sé e dall’altro; tradisce chi non riesce o non vuole aderire alle circostanze. Qui nessuno sta dove dovrebbe stare.”
Tradimenti che sono essi stessi miracoli, occasioni per fermarci un momento e cogliere l’opportunità di sfuggire a noi stessi oppure di esserlo più che mai, perché nessun modello narrativo come il racconto è in grado di regalarci illuminazioni, e nessuno ci riesce come Valeria Parrella.
Si legge d’un fiato Piccoli miracoli e altri tradimenti e lascia senza parole per la bellezza di queste graffianti dodici storie.
Con Per grazia ricevuta la Parrella è stata tra i cinque finalisti al Premio Strega. Autrice di vari testi teatrali, è del 2008 il suo primo romanzo Lo spazio bianco, da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da F. Comencini, a cui hanno fatto seguito: Ma quale amore (2010), Lettera di dimissioni (2011), Tempo di imparare (2013), Troppa importanza all’amore (2015), Enciclopedia della donna. Aggiornamento (2017), Almarina (2019, finalista Premio Lattes e Premio Strega 2020), Quel tipo di donna (2020) e La Fortuna (2022, Premio Mondello 2023). Collabora, tra gli altri, con la Repubblica e L’Espresso.
Rossella Montemurro