Un giorno scrissi alla lavagna “La saggezza”. Spiegare la saggezza ai giovani può sembrare una sfida, ma in realtà è un'opportunità preziosa per mostrare loro che il valore della vita non sta solo nell'accumulare informazioni, ma nel saperle usare nel modo giusto. La...
Il 13 dicembre festeggiamo Santa Lucia in ricordo della martire di inizio IV secolo, vittima della grande persecuzione dei cristiani voluta dall’imperatore Diocleziano.
Lucia, ragazza di nobile famiglia siracusana, pagò con la vita il rifiuto a sposare un pagano durante le persecuzioni di Diocleziano.
Il culto si diffuse soprattutto nei paesi del nord Europa dove è festeggiata come portatrice di luce in grado di mettere fine al lungo buio di quelle latitudini.
Un proverbio dice “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia”.
Ma perchè esiste questa contraddizione fra il 13 e il 22 dicembre come giorno più corto dell’anno?
La risposta la troviamo nella storia del calendario civile.
Infatti Giulio Cesare formulò nel 45 a.C. un calendario con un anno di 365 giorni e 6 ore, e l’anno, dovendo essere composto di un numero intero di giorni, aveva ogni 4 anni un giorno in più (anno bisestile).
Il calendario giuliano, però, perdeva circa 11 minuti ogni anno di modo che la data vera degli equinozi e dei solstizi tendeva a spostarsi all’indietro in ragione di 1un giorno ogni 128 anni perdendo man mano il sincronismo con le stagioni.
Per riportare l’equinozio di primavera al 21 marzo, papa Gregorio XIII, il 24 febbraio 1582, dopo aver consultato i migliori astronomi dell’epoca, stabilì che venissero soppressi 10 giorni del calendario giuliano e che il giorno successivo al giovedì 4 ottobre 1582 fosse il venerdì 15 ottobre; in conseguenza di ciò, anche il solstizio invernale che capitava un po’ prima del 13 dicembre fu riportato al 22 dicembre.
Però vediamo chi è Santa Lucia.
La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana.
È una delle sette donne menzionate nel Canone Romano.
Vissuta a Siracusa, è morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno all’anno 304).
Gli atti del suo martirio raccontano di torture atroci inflittele dal prefetto Pascasio, che non voleva piegarsi ai segni straordinari che attraverso di lei Dio stava mostrando.
Proprio nelle catacombe di Siracusa, le più estese al mondo dopo quelle di Roma, è stata ritrovata un’epigrafe marmorea del IV secolo che è la testimonianza più antica del culto di Lucia. Una devozione diffusasi molto rapidamente: già nel 384 sant’Orso le dedicava una chiesa a Ravenna, papa Onorio I poco dopo un’altra a Roma.
Oggi in tutto il mondo si trovano reliquie di Lucia e opere d’arte a lei ispirate.
Di Santa Lucia vorrei raccontare solo la guarigione della mamma.
Un giorno Lucia propose alla madre, di nome Eutichia, di recarsi insieme a lei in pellegrinaggio nella vicina città di Catania, presso il sepolcro dell’illustre vergine martire Sant’Agata, per domandare a Dio la grazia della guarigione della stessa Eutichia, da molto tempo gravemente ammalata.
Giunte in quel luogo il 5 febbraio dell’anno 301, pregarono intensamente fino alle lacrime implorando il miracolo.
Lucia consigliò alla madre di toccare con fede la tomba della santa patrona di Catania, confidando nella sua sicura intercessione presso il Signore.
Ed ecco, Sant’Agata apparve in visione a Lucia dicendole: “Sorella mia Lucia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi ottenere per tua madre? Ecco che, per la tua fede, ella è già guarita! E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”.
Subito dopo la visione, Eutichia constatò l’effettiva avvenuta guarigione miracolosa, e Lucia decise di rivelare alla madre il proprio desiderio di donare tutta la propria vita a Dio, rinunciando a uno sposo terreno ed elargendo tutte le proprie ricchezze ai poveri, per amore di Cristo.
Così Lucia da ricca che era si fece povera, e per circa tre anni si dedicò senza interruzione alle opere di misericordia d’ogni genere, a vantaggio dei poveri, degli orfani, delle vedove, degli infermi e dei ministri della Chiesa di Dio.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica