Un giorno scrissi alla lavagna “La saggezza”. Spiegare la saggezza ai giovani può sembrare una sfida, ma in realtà è un'opportunità preziosa per mostrare loro che il valore della vita non sta solo nell'accumulare informazioni, ma nel saperle usare nel modo giusto. La...
A scuola, quando i ragazzi si offendevano, raccontavo loro una storia tratta dal romanzo li “Il cielo vicino” di Laura Vallieri.
Laura Vallieri è nata a Milano.
Insegna Lettere nelle scuole secondarie di primo grado.
La storia è la seguente: “Nel luglio dell’anno Mille, Eltrude sposò Goffredo, il conte Atlshausen di Svevia.
Da questa unione nacque un figlio maschio chiamato Hermann, ma veniva chiamato dai maliziosi “contratto” o “rattrappito”, e con altri deliziosi nomignoli.
Si racconta di lui che non potesse né stare in piedi né tanto meno camminare.
Anche stare sulla sedia era per lui uno strazio.
Gli arti erano deboli, rattrappiti appunto.
Non poteva scrivere.
Contrazione dei nervi sulla faccia gli causavano irrigidimento e fastidiose nevralgie.
Riusciva a parlare, ma biascicava tutte le parole.
Era tradizione che famiglie dell’alta nobiltà offrissero un figlio a Dio.
Così avvenne che i genitori lo portarono nel monastero di Reichenau.
Gli venne detto che lui sarebbe restato lì per studiare.
Per tutta la vita Hermann soffrì dolori terribili e insopportabili.
Ciononostante, i biografi, lo descrivono “piacevole, amichevole, consapevole, sempre sorridente, tollerante, gaio”.
Mica male per uno che della vita aveva ricevuto una sorta avversa.
La sua deformità e il bisogno di aiuto, che aveva per ogni cosa, lo rendevano un peso per tutto.
E lo sapeva.
Solo, nella sua stanza, Hermann si sollevava di questa tristezza grazie alla sua passione per la scoperta, per la curiosità, e per il desiderio di sapere.
Per crescere nella capacità di parola, Hermann si obbligava a esercizi quotidiani.
Dimostrò ben presto che tutto altro che un deficiente.
Leggeva di tutto: dall’astronomia alla filosofia passando alla poesia, imparò l’arabo.
Costruì orologi, astrolabi e strumenti musicali.
Scrisse anche un’opera in metrica sui vizi capitali per delle monache.
Divenne, molto giovane, maestro dei novizi e professore.
Più cresceva e più i suoi dolori aumentavano.
A questo male che lo assaliva lui rispose con un atto di abbandono fiducioso, come Gesù sulla croce.”
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica