venerdì, 29 Novembre 2024

“Questa è televisione politica” sbottò. “Noi cavalchiamo l’elettorato di destra. Gli immigrati sono cattivi, gli zingari rubano e il sindacato si frega i soldi pubblici. La gente che ci guarda questo vuole, e noi questo le diamo.”

Pronti a scoprire i segreti di alcune delle trasmissioni di attualità più viste ma anche più manipolate? Caccia al nero. Confessioni di un insider della TV populista (Chiarelettere) è “il racconto dall’interno di come funziona la manipolazione dell’informazione nella televisione italiana”. Se non fosse il resoconto, vero, di alcuni giornalisti che hanno collaborato con trasmissioni simili (negli ultimi mesi, infatti, l’autore, che per ovvi motivi ha scelto l’anonimato, è diventato il riferimento di numerosi ex lavoratori e lavoratrici della tv populista che hanno deciso di rendere note le loro storie), ritrovandosi loro malgrado invischiati in un meccanismo distorto, per lo stile leggero con cui è narrato riuscirebbe addirittura a divertire. Pensando però che si tratta di vicende che hanno messo in difficoltà sia i lavoratori sia le categorie sociali di volta in volta alla berlina per fomentare astio, si rimane amareggiati.

“Avrei voluto alzarmi e girare i tacchi, invece rimasi lì, per un anno intero, a lavorare in un programma populista di un’importante tv privata, guadagnando tre volte e mezza quel che piglia un metalmeccanico, ma con la faccia vergognosamente schiacciata in un grande mare di merda.”

Dietro gli ascolti record ci sono servizi montati ad arte (“Quello mica se l’immagina che ci sta u montaggio” mi avrebbe confidato più tardi il mio capo-operatore. “Tu falli parlare sempre, poi tantu semu nuantri chi tagghiamu.”), notizie “create” sull’onda della campagna denigratoria del momento, giornalisti precari messi alle strette da autori senza scrupoli.  Come si prepara un servizio contro il reddito di cittadinanza al Sud? Come si “allestiscono” le piazze per gonfiare l’audience? Come si alimenta la rabbia del pubblico durante l’emergenza Covid? Alla voce narrante di questo libro tocca scoprirlo fin da subito, suo malgrado e spesso dovendo metterci la faccia.

Le notizie non sono date con obiettività ma sono forzatamente adeguate alle esigenze di una “regia” molto di parte. Lo stereotipo del “diverso” – il nero che non vuole lavorare, lo zingaro che ruba… – è esasperato da autori di trasmissioni TV che hanno l’audience come unico obiettivo. I diritti, l’etica e la deontologia sono optional purtroppo non pervenuti in una serie di servizi che in apparenza sono inchieste “forti”, in realtà sono strutturati ad hoc, arrivando a plasmare la realtà sulla base di un copione preciso: questo è il primo libro che racconta dall’interno la manipolazione dell’informazione trasformata in spettacolo.

Rossella Montemurro

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