lunedì, 25 Novembre 2024

Crisi idrica: l’Asp certifica l’uso potabile delle acque del Basento

L’acqua del Basento può essere utilizzata per scopi potabili. E’ la conclusione a cui giunge l’Azienda sanitaria di Potenza che ha emesso un giudizio di idoneità dopo aver preso visione delle analisi effettuate dall’Arpab, il cui risultato è in linea con quanto già...

I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro di prevenzione – emesso, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dalla III Sezione Penale del locale Tribunale, in funzione di Tribunale per la prevenzione – avente per oggetto beni del valore di circa 500 mila euro, riconducibili a un imprenditore barese (accertamento compiuto nel corso del procedimento applicativo della misura di prevenzione patrimoniale, che necessita della successiva verifica nel contraddittorio con la difesa). L’esecuzione del provvedimento rappresenta l’epilogo della complessa attività investigativa svolta dai Finanzieri del G.I.C.O. di Bari, finalizzata alla ricostruzione del profilo di pericolosità sociale del “proposto” e all’individuazione degli “asset” patrimoniali e finanziari riconducibili al medesimo e ai componenti del nucleo familiare. Il destinatario del provvedimento di prevenzione sarebbe stato, difatti, riconosciuto (allo stato, salvo la verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio della difesa) come soggetto connotato da una pericolosità sociale generica, in relazione al coinvolgimento in articolate indagini – eseguite dalle Fiamme Gialle baresi tra il 2015 e il 2018 – che avrebbero disvelato l’esistenza e l’operatività di un’organizzazione criminale, con base operativa a Bari, dedita alla commissione dei delitti tributari di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, di omessa dichiarazione fiscale, di presentazione di dichiarazioni infedeli e di occultamento di documenti contabili, nonché di autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti. Alla luce del quadro probatorio acquisito in sede penale anche attraverso intercettazioni di conversazioni telefoniche, l’imprenditore – condannato, all’esito del giudizio di primo grado, nel marzo 2022 dal Tribunale di Bari alla pena di anni 3 e mesi 6 di reclusione per associazione per delinquere e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti – avrebbe beneficiato dei proventi derivanti dai delitti tributari, commessi per il tramite di 2 società di capitali baresi operanti nel settore della produzione di manufatti in cemento. Il complesso sistema di frode – posto in essere anche attraverso l’utilizzo di società “cartiere” – avrebbe, pertanto, consentito alle società coinvolte di evadere l’IRES, IRAP e l’I.V.A., negli anni di imposta dal 2011 al 2015, per un importo totale di circa 15 milioni di euro. Al fine di disvelare, quindi, l’origine del patrimonio del proposto è stata acquisita, con riferimento al periodo 2011-2017, copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare investigato, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della provvista economica. Il materiale così raccolto è stato oggetto, pertanto, di circostanziati approfondimenti investigativi che hanno consentito (secondo l’impostazione accolta dal Tribunale di Bari, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) di individuare – allo stato delle indagini – beni nella disponibilità dell’imprenditore e del proprio nucleo familiare costituenti il reimpiego dei proventi delle attività illecite commesse. In esecuzione del decreto emesso dalla Terza Sezione Penale del Tribunale di Bari sono state sottoposte a sequestro, in vista della successiva confisca, beni immobili, mobili e disponibilità finanziarie per un importo complessivo di circa 500 mila euro. Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato dalla Procura della Repubblica di Bari – in stretta sinergia con il locale Nucleo PEF – finalizzato all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati anche mediante il ricorso alle misure di prevenzione previste dal Codice antimafia.

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