La città di Matera si appresta a celebrare un evento di eccezionale significato spirituale e culturale: la presentazione dell’abito Giubilare di Maria SS. della Bruna, opera realizzata dallo stilista Michele Miglionico. Questo speciale abito di Alta Moda, dedicato per...
Nella mattinata odierna, militari della Guardia di Finanza di Potenza (Sezione di P.G. e personale del Nucleo P.E.F.), hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di due imprenditori della provincia di Potenza e di un commercialista gravemente indiziati di reiterate condotte distrattive del patrimonio aziendale in violazione della legge fallimentare (R.D. 267/42 e successive modifiche). L’attività investigativa traeva spunto dal fallimento di una società unipersonale, già con sede nella provincia di Potenza, costituita nel 2008 e successivamente dichiarata fallita dal Tribunale di Potenza. Le indagini investigative hanno permesso di accertare, a livello di gravità indiziaria, condotte fraudolenti poste in essere dai coniugi indagati mediante il contributo del commercialista incaricato della tenuta e redazione della contabilità. In particolare, dalle investigazioni emergeva a livello indiziario e salva restando la presunzione d’innocenza, che i due coniugi indiziati, nel corso degli anni, avevano sottratto i libri contabili, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori e di occultare le distrazioni di parte del patrimonio e delle disponibilità della fallita a discapito dei creditori ed in favore di una società amministrata da uno dei due coniugi, per un valore pari a circa di € 930.000,00. Le indagini permettevano di accertare che, a fronte di un passivo di oltre due milioni di euro (costituito per lo più da debiti verso i dipendenti e l’erario) e di un attivo sostanzialmente inesistente, erano state distratte, nel corso degli anni e soprattutto in prossimità del fallimento, somme per circa un milione di euro in favore di altra società. Tali somme, secondo la ricostruzione degli inquirenti, venivano occultate con l’emissione di una fittizia nota di credito. In tale contesto le indagini hanno permesso al G.I.P., in ragione del grave quadro indiziario raccolto e del pericolo di reiterazione delle condotte e di inquinamento delle prove, di disporre la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dell’amministratore della società fallita mentre veniva disposto il divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese nei confronti della moglie amministratrice di altra società, ed il divieto temporaneo di esercitare l’attività di ragioniere/commercialista, nei confronti del professionista.